Cocaina dal Sud America verso Sicilia, Calabria e Campania: 19 misure cautelari

di Redazione

In esecuzione di un provvedimento emesso dal gip del Tribunale di Palermo, nell’ambito delle operazioni “Cinisaro” e “Meltemi”, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia, la Polizia di Stato e la Guardia di Finanza di Palermo, hanno proceduto, in Sicilia, Calabria e Campania, all’esecuzione di 19 misure cautelari nei confronti dei seguenti soggetti, indagati a vario titolo per reati in materia di stupefacenti aggravati dalla transnazionalità.

In carcere: Alessandro Bono, 38 anni; Edwin Arturo Hurtado Molano, colombiano, 36 anni; Giuseppe Mannino, 30; Salvatore Faraci, 49, Francesco Tarantino, 32; Rocco Morabito, 30; Carmelo Cutrì, 29; Giovanni Sergio, 29; Davide Guillermo Vasquez Nranjo, 40, colombiano; John Jarlin Rosero Murillo, 40, colombiano; Gloria Sulay Cotazo Zamorano, 33, colombiana; Salvatore Spatola, 69, Giuseppe Filippone, 42. Ai domiciliari: Fabio Chianciano, 52; Antonino Vaccarella, 34; Davide Vincenzo Pizzo, 43. Obbligo di presentazione per Pietro Balsamo, 36; Ernesto Anastasio, 30.

I destinatari delle misure cautelari, di cui tre ancora ricercati, sono tutti riconducibili a distinti sodalizi criminali, con ramificazione in ambito cittadino ed in Comuni delle provincie di Palermo e Trapani, dediti all’importazione sul territorio siciliano di partite di cocaina provenienti dalla Colombia e dalla Calabria, alla gestione di un fitto reticolo di “distributori” di fiducia sulle piazze di Capaci (Palermo), Isola delle Femmine (Palermo), Partinico (Palermo), Trapani, Mazara del Vallo (Trapani), Marsala (Trapani) e Salemi (Trapani), nonché alla organizzazione di “squadre” di pusher per la piazza di Carini (Palermo) e di alcuni Comuni limitrofi.

I componenti dei sodalizi operavano da perfetti consociati in ossequio a logiche gerarchiche ben definite, con una rigorosa spartizione di compiti nel campo del traffico internazionale degli stupefacenti nonché del successivo smercio sul territorio. Le ricostruzioni investigative consentivano di accertare che Alessandro Bono era al vertice di un’associazione a delinquere dedita all’importazione dal Sud America di ingenti quantitativi di stupefacenti.

Gli approfondimenti investigativi hanno permesso, infatti, di svelare come iBono, con la complicità di alcuni colombiani Molano Hurtado, Rosero Murillo, Naranjo Vasquez e Cotazo Zamorano (anch’essi destinatari della misura della custodia in carcere), abbia dato avvio ad una serie di trattative con narcotrafficanti operanti in Venezuela, Ecuador e Colombia, per far giungere in Italia ingenti quantitativi di cocaina purissima. Ad altri componenti dell’associazione a delinquere erano Giuseppe Mannino, quale corriere sul territorio nazionale, e Salvatore Faraci che coadiuvava Bono nell’acquisizione della cocaina importata dall’estero.

L’associazione si avvaleva di corrieri palermitani e calabresi per il trasporto dello stupefacente, tra cui Pietro Balsamo, Carmelo Cutrì e Michele Ferrante, Nino Vittorio Tripodi e Concetta Gangemi. Al Bennj Purpura, Salvatore Spatola era, invece, affidata la delicata funzione di cedere a terzi acquirenti lo stupefacente. Oltre al canale di approvvigionamento sudamericano, l’organizzazione capeggiata da Bono intratteneva stabili rapporti con fornitori calabresi di stupefacente. In particolare, il calabrese Rocco Morabito, riforniva l’organizzazione siciliana di significativi quantitativi di cocaina, che venivano venduti a Bono ed anche al sodalizio capeggiato da Francesco Tarantino, originario del rione palermitano di Borgo Nuovo.

Le organizzazioni disarticolate erano, peraltro, attivissime nello smercio dello stupefacente sul territorio cittadino e di vaste zone della Sicilia occidentale. Le ricostruzioni investigative hanno, al riguardo, permesso di accertare che Bono abbia, tra gli altri, rifornito il noto pregiudicato, allo stato detenuto per omicidio, Fabio Chianchiano – a capo di un sodalizio operante nel quartiere Zen di Palermo e contiguo al mandamento Tommaso Natale/San Lorenzo – il quale, secondo le ricostruzioni degli investigatori, si rivolgeva per l’acquisto di partite di droga anche al campano Ernesto Anastasio, tramite il proprio corriere Mario La Vardera.

Nel corso delle indagini, condotte dal Gico del Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo e dalla Sezione Narcotici della Squadra Mobile di Palermo dal dicembre del 2014 al febbraio 2017, sono state intercettate una serie di partite di cocaina, anche in collaborazione con i collaterali organi di polizia di altri Paesi, tra cui quella ecuadoregna e spagnola, per un quantitativo complessivo di oltre 33 chili.

La droga destinata all’organizzazione di Bono viaggiava per via aerea, per terra o per mare, tanto che alcuni sequestri sono stati eseguiti presso gli aeroporti di Roma Fiumicino, Milano Malpensa e Ciampino oltre che indosso a corrieri a bordo di traghetti e autobus di linea, spesso celata in svariati articoli quali libri, pedane, motori e macinini da caffè.

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