La “storia vera” sul rapporto tra Aversa e Domenico Cimarosa

di Antonio Arduino

Aversa – “Cimarosa torna a casa”, questo il progetto, finanziato con 40mila euro dalla Regione Campania, che l’amministrazione comunale sta per realizzare. Un progetto finalizzato, come affermato in un comunicato stampa dell’assessore alla Cultura Alfonso Oliva, per “rendere omaggio al genio del grande musicista aversano Domenico Cimarosa in occasione del completamento dei lavori di ristrutturazione e adeguamento, ad uso museo, della sua casa natale. Una casa museo attesa da tanti anni, che, come è successo per le altre case museo dei grandi compositori italiani segnerà sicuramente una tappa importante per la promozione turistica della Campania e, più in generale, della nostra nazione”.

Un evento che l’assessore afferma avere, tra l’altro, quale “obiettivo principale” “lo sviluppo turistico del ‘prodotto Campania’, attraverso la proposizione di un’articolata rassegna di eventi tesa a coniugare in un’offerta complessiva il ‘Bello’ del pregevole patrimonio artistico-monumentale e della grande tradizione musicale di Aversa ed il ‘Buono’ della sua eno-gastronomia più tipica”.

Insomma, un progetto di spessore, salvo che, mi perdoni l’assessore al quale va la mia massima stima quale professionista e politico, quando si parla di “ritorno a casa” di un santo, un martire, un eroe, un artista ci si riferisce di solito al rientro nella città natale dei resti mortali di quei personaggi. Resti che nel caso di Cimarosa non esistono più o, quanto meno, se ne ignora la collocazione.

C’è, poi, la grande aspettativa di quanto potrebbero dare ad Aversa, alla Campania ed all’intera Nazione il recupero e la ristrutturazione della casa natale del musicista da destinare a museo dove non si sa quali effetti, reliquie od altro appartenuto a Cimarosa potrebbero essere collocati. Così, considerando le bellezze e l’arte presente in tantissime località della nostra Penisola, proprio non si riesce a capire in quale modo potrebbe contribuire allo sviluppo turistico non solo di Aversa e della Campania ma addirittura dell’intera nazione il recupero del palazzetto in cui nacque il musicista.

Infine, guardandosi intorno e notando che molti siti di valore artistico-architettonico di Aversa, negli anni, sono stati  sacrificati per dare spazio ad edifici privati, viene logico chiedere a quale patrimonio artistico monumentale si riferisca l’assessore se le tante amministrazioni succedutesi negli ultimi venti anni non hanno saputo restaurare neppure il monumento dedicato a Cimarosa che troneggia in piazza Mazzini, con il musicista monco della mano destra e privo del genio alato che lo scultore Francesco Jerace gli aveva scolpito sulla spalla?

La verità su Cimarosa e del suo rapporto con la città forse è un’altra, forse è quella che vi proponiamo, raccontata da due dei tanti aversani amanti della storia locale.

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