Tentarono di bruciare centro di accoglienza migranti di Vairano Scalo: due arresti

di Redazione

A Vairano Patenora, nella frazione Marzanello, i carabinieri della stazione di Vairano Scalo hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, nei confronti di Carmine Daniele, 46 anni, nato a Cassino, e Anouar Anzit, 49enne marocchino, entrambi residenti a Vairano Patenora, ritenuti gravemente indiziati del delitto di concorso in tentato incendio, con l’aggravante di avere commesso il fatto per motivi di odio razziale.

Il provvedimento restrittivo costituisce il parziale epilogo di un’indagine – diretta dalla Procura sammaritana – iniziata nel gennaio 2017, condotta mediante complessi accertamenti di polizia giudiziaria, che ha consentito di acquisire gravi indizi a carico dei due indagati in ordine al tentativo di incendio del Cta, denominato “Europa”, nella frazione Scalo, di Vairano Patenora, in viale Europa, domicilio di extracomunitari richiedenti asilo.

La sera del 9 gennaio scorso, le persone arrestate, utilizzando una bottiglia in plastica contenente benzina, poi rinvenuta sul luogo, riuscivano ad appiccare il fuoco alla rete di recinzione che proteggeva le grate esterne del centro e agli abiti lì appoggiati, con il chiaro intento di provocare un esteso incendio ed una conseguente esplosione, causa la presenza nelle vicinanze di un contatore del gas metano, con potenziali conseguenze lesive per i migranti alloggiati ed anche per vicini e passanti. Solo il tempestivo intervento degli ospiti della struttura presenti nell’immobile consentiva di impedire i propagarsi delle fiamme.

Le indagini si articolavano nell’acquisizione delle registrazioni di alcune telecamere di videosorveglianza presenti nelle vicinanze, consentendo di ricostruire la dinamica dei fatti: emergeva che i due indagati, a bordo di un’autovettura di proprietà di Anzit, dopo aver prelevato benzina da una stazione di rifornimento, si recavano al Cta dove tentavano di appiccare l’incendio, allontanandosi poi con lo stesso veicolo verso i loro rispettivi domicili.

“Sulla base delle indagini esperite – spiega in una nota la Procura – veniva utilmente contestata l’aggravante di aver agito per finalità di discriminazione ed odio razziale, atteso che – in assenza di qualsiasi movente alternativo – si desumeva fondatamente che l’azione fosse evidentemente motivata da un evidente  sentimento di rancore nutrito indistintamente verso i cittadini extracomunitari, in genere, indistintamente accomunati – in modo indifferenziato e spersonalizzante – in ragione del colore della pelle e della collocazione presso il Cta”.

L’episodio del 9 gennaio 2017, risultava essere la reiterazione, in forma potenzialmente più grave, di una precedente aggressione, consumata il 16 novembre 2016, quando quattro giovani, tra cui il figlio di Carmine Daniele – tutti nell’occasione tratti in arresto in flagranza di reato – armati di tronchese e di pistola erano entrati all’interno del Cta ed avevano picchiato alcuni migranti, distruggendo l’abitazione ed esplodendo colpi d’arma da fuoco ad altezza d’uomo.

La Procura ricorda – per escludere ogni possibile movente ritorsivo individuale – che tra i cittadini stranieri presenti nel Cta il 9 gennaio non vi erano più i quattro ragazzi vittime della precedente aggressione, i quali, per motivi di ordine e sicurezza pubblica, erano stati trasferiti immediatamente ad altro centro, su disposizione della Prefettura di Caserta.

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