San Marcellino, festa conclusiva del Grest. Gli animatori: “Un’esperienza di vita”

di Gabriella Ronza

Cos’è il Grest? “Un gioco” direbbero i bambini che vi partecipano, la cui età va dai 4 ai 12 anni circa. “Un’esperienza di vita” risponderebbero gli animatori che, invece, hanno dai 14/15 anni in su. Ancor di più se questa “esperienza di vita” la si fa nel proprio paese, tra la propria gente, a cercare di dare un supporto spirituale, educativo e morale a qualsiasi bambino, senza alcuna differenza di provenienza o classe sociale. È ciò che ci ha spiegato il seminarista Gianpietro Petrillo e una delle sue animatrici, la ventunenne Federica, in occasione della serata conclusiva del Grest 2017, venerdì 7 luglio, presso la scuola elementare (Plesso Consortile) in via Lazio.

Ci incamminiamo con loro intorno allo stabile, mentre ragazzi e bambini corrono, ridono e si divertono, tutti un po’ emozionati. “A breve si esibiranno in ciò che più amano” ci dice Gianpietro. “Abbiamo cercato di far emergere i loro talenti durante queste due settimane di Grest”.

Il Grest è il gruppo estivo legato alla Chiesa Cattolica, per dirla in breve: un oratorio giovanile. Alla nostra domanda su quanto, oggigiorno, è importante avvicinare i giovani alla Chiesa con queste iniziative, Gianpietro non ha dubbi: “È necessario!”.

“Io credo – continua – che siccome i giovani non vengono più in chiesa, è arrivato il momento in cui la chiesa vada dai giovani. Fino a che stiamo in sagrestia e urliamo ai giovani, i giovani fuori non ci ascoltano, ma se urliamo tra i giovani (e non contro) e facciamo cose per i giovani, allora, questi si avvicinano. La chiesa non è solo un luogo per anziani, non è noiosa: è un ritrovo per tutti”.

Ma la comunità di San Marcellino risponde bene a questo richiamo? Il seminarista sembra leggerci nel pensiero: “La comunità di San Marcellino è entusiasta, anche se, sottolineo, alcuni animatori e bambini provengono, perfino, da altri paesi”.

A tal proposito, ritorniamo al punto di partenza e chiediamo qualche informazione in più sull’assenza di differenziazione sociale.

“Il contributo che chiediamo alle famiglie, per il Grest, è simbolico – afferma Gianpietro -, infatti, ci sarebbero molte spese in più. Fortunatamente, ci aiutano sempre tanti benefattori, anche perché molti bimbi non hanno possibilità economiche e, quindi, il contributo esterno è essenziale. Io penso che i figli del disagio debbano crescere con i figli dell’agio. È stato questo il motto del nostro Grest”.

L’animatrice Federica, con una divisa in azzurro (ogni squadra e ogni animatore ha i propri colori, N.d.r.) si inserisce nella conversazione e ci spiega la giornata tipica al Grest.

“I bambini arrivavano – dice – e c’era subito l’accoglienza con i balli, poi vi era la catechesi. Gianpietro, ogni giorno, leggeva un passo della Genesi. Infatti, il tema di quest’anno riguardava la Creazione, seguendo l’espressione: “Detto fatto!”. I momenti più divertenti erano sicuramente quelli dei bagni in piscina, sia di mattina che nel pomeriggio. Il resto del tempo veniva trascorso tra pasti, canti e laboratorio”.

“È un’esperienza che aiuta a responsabilizzare i giovani – aggiunge Gianpietro -. Avere più di 130 bambini affidati non è semplice, bisogna stare attenti”.

La chiacchierata si conclude un po’ prima dello spettacolo, allestito per festeggiare la conclusione. Genitori e curiosi si ritrovano seduti a guardare i piccoli ballare, recitare, cantare e, soprattutto, divertirsi. Dall’alto del palco, Gianpietro, accompagnato da due giovani presentatrici, ci tiene a ringraziare il sindaco Anacleto Colombiano, la direttrice della scuola Maria Amalia Zumbolo, il parroco di San Marcellino don Antonio e la Crocerossa, oltre tutti gli animatori. “Pensate che alcuni ragazzi,– dice emozionato – per ripulire il plesso e le piscina, hanno fatto le nottate”.

Alla fine dell’evento, c’è stato un “momento di condivisione alla maniera cristiana”, come ci ha suggerito il seminarista, rappresentato da un buffet. “Anche questo – ci ha tenuto a sottolineare – è stato tutto organizzato dai ragazzi e dai vari collaboratori e benefattori”.

A porre la parola “fine” definitivamente è stato, però, don Antonio con un discorso sui giovani: “I giovani sono il futuro di San Marcellino e ce ne dobbiamo occupare con cura, perché se crescono bene, allora, sarà bello anche il San Marcellino del futuro”.

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