Appalti pilotati alla Pubbliservizi di Catania, sei arresti

di Redazione

I finanzieri del comando provinciale di Catania hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di sei persone (due finite in carcere, le altre quattro ai domiciliari) ritenute responsabili di corruzione continuata con il vincolo associativo per fatti attinenti alla gestione della “Pubbliservizi Spa” di Catania, società “in house” della Città Metropolitana di Catania, per gli anni 2015 e 2016.

L’indagine “Cerchio Magico” vede quali destinatari della misura in carcere l’ex presidente della Pubbliservizi, Adolfo Maria Messina, e un consulente della partecipata pubblica, Alfio Massimo Trombetta, entrambi considerati promotori e organizzatori del sodalizio criminale. Ai domiciliari: Raffaello Giovanni Pedi nella sua qualità di responsabile di una delle quattro posizioni organizzative (manutenzione edilizia) in cui si articola la struttura ordinativa della società nonché quale partecipe ad alcune commissioni di gare d’appalto rivelatesi “pilotate”; Rosario Simone Graziano Reitano e Santo Nicotra, imprenditori e amministratore di fatto della ditta individuale “Renergy di Reitano Rosario” esercente l’attività di “lavori di installazione di impianti elettrici” e avente sede a San Giovanni La Punta e della società “Light and Power Srls” esercente l’attività di “commercio all’ingrosso di materiale elettrico” e avente sede a San Giovanni La Punta; Alfio Giuffrida, amministratore di fatto della società “Ma.Gi. Srl” esercente l’attività di “costruzioni di edifici” e con sede a Trecastagni.

Tra gli indagati anche Salvatore Branchina nella sua qualità di responsabile unico dei procedimenti (Rup) della Pubbliservizi, il quale, comunque, non è stato raggiunto da alcuna misura restrittiva in quanto ha offerto agli investigatori un rilevante contributo per l’utile prosecuzione delle indagini.

La “Pubbliservizi Spa” è una società di servizi integrati nata nel 2006 per iniziativa dell’ex Provincia di Catania, oggi Città Metropolitana di Catania, con l’obbiettivo di fornire, secondo criteri di managerialità imprenditoriale, le soluzioni tecniche più efficienti per la gestione di immobili, aree urbane ed uffici dell’unico cliente/proprietario che è la Città Metropolitana.

Esemplificativamente, in ragione del vincolo contrattuale in essere tra la Pubbliservizi e la Città Metropolitana per il periodo 2014-2016, la società in house, per l’importo complessivo di oltre 15 milioni di euro all’anno, è tenuta a prestare prevalentemente servizi di manutenzione stradale, opere edili ed impiantistica soprattutto a favore delle scuole catanesi nonché di pulizia e igiene ambientale. Trattandosi di società partecipata, al 99,5% dalla Città Metropolitana di Catania (il restante 0,5% dall’Istituto Musicale Bellini di Catania), la stessa è sottoposta agli stessi controlli che vengono esercitati dell’ex Ente provinciale nei confronti dei propri uffici interni.

L’investigazione, svoltasi tra i mesi di settembre e dicembre dell’anno scorso, fondatasi su accertamenti bancari, perquisizioni, analisi documentali e intercettazioni telefoniche nonché dichiarazioni di dipendenti della Pubbliservizi ed imprenditori affidatari di lavori, ha messo in un luce un collaudato sistema corruttivo orchestrato dall’ex presidente della Pubbliservizi, Messina, e dal suo stretto collaboratore Trombetta che, avvalendosi del contributo determinante di Pedi, indirizzavano l’affidamento di lavori e servizi a imprese terze corrotte traendone svariate utilità.

Per Messina e Trombetta, oltre a registrare ingiustificati versamenti sui propri conti correnti o quelli di stretti congiunti per oltre 200mila euro, i finanzieri accertavano la corresponsione da parte degli imprenditori corrotti di altri benefici quali la consegna gratuita di una Bmw X3, il pagamento di pranzi e cene nonché di vestiti firmati, il contributo di oltre 10mila euro per l’acquisto di un Rolex e il sostenimento dei costi per feste private.

Per il dipendente della Pubbliservizi, Raffaello Giovanni Pedi, pienamente consapevole del disegno criminoso in essere, il beneficio essenziale è consistito nel mantenere intatto il proprio inquadramento contrattuale in un contesto lavorativo caratterizzato da ingiustificati demansionamenti o spostamenti d’incarico operati dal presidente Messina, dal suo insediamento, per attorniarsi di una ristretta cerchia di persone fidate.

A fronte di tali elargizioni, gli imprenditori corrotti sono stati affidatari di lavori nel settore della manutenzione edilizia e degli arredi per oltre 800mila euro e hanno beneficiato anche di pagamenti “preferenziali” ossia più celeri rispetto agli altri fornitori della stessa Pubbliservizi. L’aggiudicazione di molteplici appalti è avvenuta in violazione della normativa di evidenza pubblica rappresentata dal Codice degli Appalti attraverso: l’affidamento diretto di lavori artatamente “sotto soglia”, successivamente “gonfiati” da varianti in corso d’opera, non sempre realizzate, e dal frazionamento dell’importo dei lavori finalizzato ad eludere le norme che vincolano, per i lavori superiori una certa entità (40mila), la scelta del contraente mediante il “cottimo fiduciario” (consultazione sul mercato di almeno 5 operatori idonei a svolgere il lavoro o prestare il servizio); procedure negoziate “pilotate” caratterizzate anche dalla partecipazione della sola società aggiudicatrice ovvero interpellando società svolgenti, per statuto, attività differenti da quelle in corso di assegnazione. In altri casi è stata registrata anche l’esternalizzazione di servizi a favore delle imprese corrotte pur avendo la partecipata pubblica le risorse umane e tecniche per la loro prestazione.

Oltre alle misure restrittive personali, il gip ha disposto il sequestro preventivo, anche per equivalente, nei confronti di Messina e Trombetta, del profitto corruttivo confiscabile, pari complessivamente a oltre 200mila euro.

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