Cannes, premio a Jasmine Trinca nella sezione “Un Certain Regard”

di Gaetano Bencivenga

Si è conclusa con un meritatissimo premio per il cinema italiano l’edizione numero 70 del Festival di Cannes. La prestigiosa rassegna, che non aveva incluso alcun titolo tricolore nella selezione del concorso principale, ha fatto i conti, infine, con uno dei film maggiormente apprezzati dell’intera manifestazione.

Stiamo parlando di “Fortunata” di Sergio Castellitto, che, vittima, forse, di una svista da parte dei selezionatori, non era stato inserito nella competizione tra le pellicole in corsa per l’alloro di miglior lungometraggio della kermesse. Visto il livello, a detta dei più, alquanto deludente del concorso di quest’anno, il nostro lungometraggio non avrebbe di certo sfigurato, anzi avrebbe potuto ambire a un riconoscimento assegnato dalla giuria internazionale presieduta da Pedro Almodovar.

Ma tutto ciò è già passato, quello che importa è il presente di un trionfo, annunciato, per Jasmine Trinca, migliore attrice nella sezione “Un Certain Regard” (sezione collaterale di enorme importanza comunque) grazie al verdetto emesso dai competenti giurati, capitanati dalla “guerriera” (come lo stesso Castellitto l’ha definita) Uma Thurman. La diva statunitense di “Kill Bill” pare sia rimasta, letteralmente, folgorata dalla performance della collega romana, che veste, alla perfezione, i panni della popolana (e pasoliniana) Fortunata, figlia, piuttosto borderline, di una Torpignattara assolata e senza speranza, capace di regalare uno spiraglio di redenzione alla giovane madre in lotta con il “mondo intero”.

Un’emozionatissima Trinca, accompagnata in Croisette da Castellitto e consorte, la scrittrice e sceneggiatrice Margaret Mazzantini, ha dedicato il trofeo, tutto al femminile, alla madre e alla figlia, impreziosendo una bacheca, che può già contare su tre Nastri d’Argento, due Globi e un Ciak d’oro, un premio Marcello Mastroianni per l’interprete emergente alla Mostra di Venezia, numerose candidature al David di Donatello e, soprattutto, una Palma d’Oro in quanto facente parte del cast de “La stanza del figlio” di Nanni Moretti suo promettente esordio sul grande schermo nel 2001.

Non è mancata, pur nell’incontenibile gioia generale, una stoccata polemica del regista ai critici italiani, rei, secondo il suo parere, di essere stati “di parte” nell’accoglienza, diremmo freddina, riservata all’opera in occasione dell’uscita nelle sale nostrane a fronte di giudizi davvero lusinghieri espressi dai giornalisti (e a conti fatti anche dai giurati) stranieri.

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