Aversa, patrimonio immobiliare comunale: questo sconosciuto

di Nicola Rosselli

Aversa – Appartamenti, locali commerciali, vecchi stabili, padiglioni ospedalieri e industriali, ex carceri non solo inutilizzati ma nemmeno valorizzati o considerati portatori di guadagni per le esangui casse pubbliche.

A riportare a galla questa vicenda che era già salita alla ribalta della cronaca con gli standard urbanistici, a centinaia, molti dei quali irrimediabilmente perduti, l’ultima seduta di consiglio comunale che ha visto, tra gli altri, i consiglieri comunali Rosario Capasso e Maria Grazia Mazzoni riportare l’attenzione su un patrimonio che, paradossalmente, genera solo negatività.

Capasso ha ricordato, ad esempio, i locali che ospitano la sede della Pro Loco di via Botticelli, al Parco Argo, oramai quasi sempre chiusi non essendovi, di fatto, più la Pro Loco. Sede, secondo Capasso, utilizzata addirittura come ufficio privato. Come dimenticare, poi, il parco condominiale di via San Lorenzo con 137 unità immobiliari, dove la maggior parte degli occupanti non paga da sempre l’affitto. Vi è, poi, l’ex carcere mandamentale che, sebbene trasformato in casa dello studente e ceduto all’Adisu, che, non avendolo mai utilizzato, potrebbe vedersi revocare la cessione. Per non parlare del complesso di Sant’Antonio, di un capannone industriale in via Arturo Garofano, del padiglione “Leonardo Bianchi” all’interno della Maddalena, l’ex “Casa del Fascio” in via Roma.

Dei beni patrimoniali comunali ha parlato anche la consigliera del M5S, Mazzoni, che ha focalizzato l’attenzione soprattutto sull’abbandono del padiglione Leonardo Bianchi nella Maddalena (ed ha ricordato l’incendio di questi giorni all’ex ospedale psichiatrico) “acquistato dal Comune per due milioni di euro e lasciato vergognosamente in uno stato di abbandono”.

Mazzoni ha poi ricordato “l’altra grande vergogna aversana: l’edificio ex carcere mandamentale, la famosa casa dello studente inaugurata più volte e mai aperta. Leggendo a pagina 8 dell’atto di convenzione tra l’Adisu (Azienda Diritto Studio Universitario) e il Comune per questo immobile: ‘La concessione può essere risolta per inadempimenti a termine di legge nei seguenti casi…’ e tra questi casi al punto B si legge: ‘mancata prestazione del servizio abitativo a favore degli studenti universitari prolungatesi per oltre due anni accademici per cause dipendenti da volontà e negligenza dell’Adisu”.

Uno sperpero al quale si aggiungono un negozio e un appartamento in via Garibaldi. Fittato il primo (ma non se ne conoscono le modalità), disabitato ed inutilizzato il secondo. Questi i cespiti noti, ma chissà quanti altri ce ne saranno non noti “al grande pubblico”.

Un vuoto alimentato anche dalla circostanza dell’assenza, sul sito ufficiale del Comune, nella sezione trasparenza, così come richiede la normativa vigente, dell’elenco delle proprietà comunali. Circostanza delle quali, ovviamente, nessuno se ne è mai accorto.

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