Terracina, confiscati beni ad affiliato al clan Licciardi

di Redazione

I finanzieri del comando provinciale di Roma hanno confiscato un ingente patrimonio mobiliare e immobiliare, del valore stimato di circa 1 milione e 120mila euro, un pregiudicato napoletano, appartenente al clan camorristico “Licciardi” del quartiere Secondigliano di Napoli, da tempo residente a Terracina. Il provvedimento, disposto dal Tribunale di Latina ed eseguito dagli specialisti del Gico (Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata) del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma, costituisce l’epilogo di complesse indagini di polizia economico-finanziaria.

Tali indagini furono avviate nel marzo 2015 su delega della Direzione Distrettuale Antimafia capitolina e sviluppate nei confronti di Eduardo Marano, 58 anni, gravato da numerosi e significativi pregiudizi di polizia, dall’associazione di tipo mafioso (imputazione per la quale è stato condannato dal Tribunale di Napoli, in primo grado, a nove anni di reclusione) all’estorsione, alla detenzione illegale di armi e munizioni. Le indagini eseguite hanno consentito di valorizzare evidenze investigative acquisite in precedenza, in ordine alla abituale dedizione del proposto alla commissione di condotte illecite e, quindi, alla sua manifesta pericolosità sociale.

In merito, così scrive il giudice della prevenzione nell’odierno provvedimento di confisca: “[…] il Marano è stato raggiunto oggettivamente da indizi gravi che lo indicano come appartenente a pieno titolo dell’associazione camorristica facente capo alla famiglia Licciardi […] I rapporti del Marano Eduardo con il predetto clan Licciardi derivano dal vincolo di coniugio del proposto con Licciardi Patrizia, figlia di Licciardi Gennaro, detto “la scimmia”, storico capo dell’associazione. […] Sul punto è sufficiente in questa sede richiamare le concordi dichiarazioni dei pentiti […] che hanno individuato il Marano come soggetto stabilmente inserito all’interno del clan Licciardi con compiti di esercizio dell’attività di usura e traffico di stupefacenti”.

Coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma, i finanzieri del Gico hanno ricostruito il curriculum criminale di Marano e sviluppato minuziosi accertamenti patrimoniali al fine di aggredire i beni illecitamente accumulati nell’arco di oltre trent’anni, del tutto incongruenti con la capacità reddituale sua e dei suoi familiari. Tale sproporzione, unita alla qualificata pericolosità sociale, ha permesso di richiedere e ottenere, ai sensi del “Codice Antimafia”, l’applicazione della misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per tre anni, e il sequestro finalizzato alla confisca dell’intero patrimonio al medesimo direttamente o indirettamente riconducibile.

I beni oggi confiscati (già sottoposti a sequestro di prevenzione alla fine del 2015) sono: cinque fabbricati ubicati a Napoli e Terracina; un motoveicolo; rapporti e disponibilità finanziarie.

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