Cava de’ Tirreni, usura ed estorsione: tre arresti

di Redazione

Cava de’ Tirreni (Salerno) – Gli agenti della squadra mobile di Salerno ed i carabinieri del Reparto Territoriale di Nocera Inferiore hanno eseguito un’ordinanza di custodia nei confronti di tre uomini operanti a Cava de’ Tirreni dediti a numerosi reati tra cui: associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, spaccio di sostanze stupefacenti, usura pluriaggravata, estorsioni continuate aggravate dal metodo mafioso e intestazione fittizia di beni.

Sottoposte a sequestro due società operanti nel settore dei trasporti privati e del noleggio e vendita di autovetture e sono state eseguite perquisizioni nei confronti di altri quattro indagati, di cui tre provenienti dall’area di Scafati-Castellamare di Stabia, attivamente coinvolti nell’attività di usura, e, in un caso, nel delitto di riciclaggio.

In particolare, le indagini condotte dalla squadra mobile di Salerno, con il decisivo contributo del reparto territoriale dei carabinieri di Nocera Inferiore, e coordinate dalla Procura distrettuale antimafia di Salerno, cristallizzando gli attuali equilibri criminali del territorio di Cava de’ Tirreni, hanno consentito di documentare la presenza e l’operatività di un gruppo facente capo a Dante Zullo, già condannato per partecipazione ad associazione mafiosa, coadiuvato dal figlio Vincenzo Zullo, a sua volta già sottoposto fino a pochi anni fa alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di residenza, e da Vincenzo Porpora, il quale ha continuato a commettere delitti nell’attualità nel mentre era in regime di detenzione domiciliare per una espiazione pena definitiva, con autorizzazione ad allontanarsi da casa per due ore al giorno in orario mattutino.

Dante Zullo, secondo gli investigatori, facendo leva sul suo riconosciuto spessore criminale, in ben due casi coinvolgeva nelle proprie condotte criminose persone inizialmente rivestenti la qualità di persone offese rispetto ai delitti posti in essere. E’ questo il caso di Vincenzo Porpora, all’inizio dell’indagine titolare di una pescheria al corso Mazzini di Cava de’ Tirreni, trovatosi in situazione di difficoltà economica e per questo motivo costretto a ricorrere a prestiti usurari per il complessivo importo di euro 6.800. A fronte di tale elargizione, Porpora veniva costretto a corrispondere a titolo di interessi la somma di 3.800 euro oltre a numerose forniture di pesce per un valore di 100 euro ciascuna ed una riparazione di uni autovettura per il complessivo importo di 800 euro. Lo stesso Porpora determinava l’incontro fra Dante Zullo e Giovanni Sorrentino, noto imprenditore cavese operante nel settore del trasporto turistico e del noleggio delle autovetture.

Per effetto di continue violenze e minacce, nell’arco temporale ricompreso fra il dicembre 2014 ed il maggio 2017, Sorrentino ha corrisposto con dazioni in denaro, acquisti di autovetture, cavalli e di un garage sito a Cava de’ Tirreni, in via Mazzini, un importo complessivo pari a circa 150mila euro. In più, Sorrentino è stato indotto ad intestarsi fittiziamente veicoli, un immobile e cavalli, nonché a mettere a disposizione di Dante Zullo e Porpora conti correnti della Travel Bus Sorrentino per conto di Dante Zullo. Addirittura negli anni 2015 e 2016 la Sorrentino Travel è stata costretta ad assumere Dante Zullo e il figlio Vincenzo, corrispondendo loro retribuzioni e contributi previdenziali pur in assenza di effettive prestazioni di lavoro.

Nell’ordinanza si fa riferimento ad un vero e proprio “asservimento” della Sorrentino Travel alle esigenze criminali di Zullo Dante. L’altro sequestro ha riguardato, invece, le quote sociali e l’azienda della Sorrentino Car, ugualmente facente capo a Sorrentino Giovanni, ed operante nel settore del noleggio e vendita di autovetture. Nell’Abitazione Sorrentimo Giovanni sono stati anche rinvenuti anche 100 grammi di cocaina.

Le indagini sono tutt’ora in corso e coinvolgono almeno un’altra trentina di persone quali indagati e circa una decina di ulteriori persone offese per i delitti di usura e di estorsione aggravata dal metodo mafioso. In definitiva, l’operazione eseguita oggi costituisce il naturale epilogo di una strategia investigativa programmata dalla Direzione distrettuale antimafia di Salerno, a partire dall’ottobre 2015.

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