Infermieri interinali dell’Asl Caserta, il direttore De Biasio: “Stabilizzarli? Vorrei ma non posso”

di Antonio Arduino

Aversa – Sembra essere una battaglia contro i mulini a vento quella avviata dagli operatori sanitari appartenenti alla categoria dei somministrati che si definiscono ‘invisibili’ perché la loro assunzione è legata a contratti che le agenzie interinali, a cui fanno capo, sottoscrivono con le aziende sanitarie, cosicché non risultano tra il personale delle Asl e delle aziende ospedaliere pur rendendone possibile il funzionamento di servizi e reparti.

E’ quanto emerge dall’intervista telefonica rilasciata dal direttore generale dell’Asl Caserta, Mario De Biasio, al quale abbiamo posto il problema che interessa anche 27 infermieri dell’ospedale “Moscati” di Aversa. “A meno che non intervenga un supporto ministeriale o regionale che consenta di assumere personale in maniera diversa dal come si fa oggi, penso che poco si potrà fare per questa categoria di operatori sanitari”, afferma De Biasio. “Se potessi provvederei alla stabilizzazione di questi operatori che hanno acquisito esperienza e professionalità ma – continua il manager – mi è vietato espressamente dalle leggi e dalla Regione”.

“Purtroppo – aggiunge – come direttore generale dell’azienda sanitaria, non posso derogare dalle norme vigenti che, a partire dalla legge 65 del 2001, danno indicazione sul come procedere all’arruolamento del personale”. “Un metodo ribadito anche recentemente dalla Regione Campania che con la nota protocollo 265730 del 10 aprile 2017 a firma del commissario straordinario per la sanità di Postiglione, ricorda i principi generali da applicare nell’arruolamento del personale, imponendo, in pratica, di utilizzare il personale proveniente da altre regioni della penisola e motivare le ragioni dell’eventuale non utilizzo”.

“Il provvedimento che ciascuna amministrazione deve preliminarmente adottarsi (nell’arruolamento del personale) è l’avviso di mobilità intra ed extra regionale” ricorda De Biasio leggendo la nota regionale. “Dopo il completamento della procedura di mobilità, qualora i posti vacanti non siano stati coperti – continua il manager proseguendo nella lettura – si può procedere o con l’utilizzo delle graduatorie concorsuali vigenti, per il medesimo profilo, presso altre amministrazioni o con l’avvio di procedure concorsuali per titoli ed esami. Sul tema si richiama la costante giurisprudenza che vede con favore l’utilizzo delle graduatorie di altre amministrazioni per motivi di economicità e speditezza”. “Di conseguenza – sottolinea – se si optasse per l’attivazione delle ordinarie procedure concorsuali si avrebbe l’obbligo di motivare il mancato utilizzo della graduatorie di altre amministrazioni”.

“Dunque, la mia – osserva De Biasio – non è una scelta ma un obbligo imposto, tra l’altro, anche dal commissario ad acta per la sanità regionale Polimeni che il 27 ottobre 2016, con protocollo 7398, ha ribadito che ‘è espressamente vietato il ricorso al lavoro interinale se non per brevissimi periodi finalizzati alle esigenze limitate straordinarie, come ferie e malattie. In presenza dello sblocco del turnover è possibile utilizzare solo ed esclusivamente le legittime procedure di reclutamento, mobilità, concorsi, avvisi pubblici utilizzando tutte le graduatorie attive in ambito regionale’”.

“Capisco le giuste recriminazioni dei somministrati ma – precisa il manager – il problema è che le aziende sanitarie non fanno contratti ‘ad personam’ ma comprano un servizio ad orario dalle società interinali, ignorando a chi verrà affidato”. “Ripeto, se potessi, provvederei alla stabilizzazione di questi operatori che hanno acquisito esperienza e professionalità ma ci è vietato espressamente dalle leggi regionali e come direttore generale non posso fare altro che rispettarle”, conclude De Biasio.

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