Camorra, sequestrati beni per 20 milioni ai fratelli Potenza: ci sono ristoranti a Milano e Pozzuoli

di Redazione

La Dia di Napoli ha eseguito un provvedimento di sequestro di beni nei confronti dei fratelli Potenza (Bruno, Salvatore e Assunta), imprenditori ritenuti contigui a contesti criminosi anche di natura organizzata di stampo camorristico. L’attività scaturisce dagli esiti di pregressa operazione di servizio della medesima Articolazione, supportati da approfondimenti compiuti su operazioni finanziarie sospette a carico degli indagati, che hanno portato all’adozione di tre distinti decreti di sequestro.

In particolare, si è fatto luce: su movimentazioni di denaro verso il territorio estero, successivamente rimpatriato a mezzo di bonifici per il reinvestimento in imprese economiche nazionali; sul trasferimento di risorse estere su conti appositamente accesi presso istituti di credito italiani, dopo l’adesione alla procedura di “voluntary disclosure”, anche grazie a specifica rogatoria internazionale in Istituti Bancari Elvetici, nonché su acclarati collegamenti dei Potenza con personaggi legati al clan Lo Russo, che hanno disvelato una consistente sproporzione fra la capacità reddituale degli stessi e le effettive disponibilità ad essi riconducibili.

Più nello specifico, dalle indagini è emerso chiaramente come i Potenza abbiano impiegato in imprese economiche ed immobiliari il denaro proveniente da attività illecite (tra cui usura, estorsioni, riciclaggio e associazione per delinquere, reati per i quali gli stessi hanno subito anche diverse condanne), proseguite anche dopo il decesso del capostipite Potenza Mario, alias “o chiacchierone”. Ciò ha consentito loro di accumulare, negli anni, un ingente patrimonio, re-investito in numerosi immobili e locali commerciali siti principalmente nel napoletano ma, da ultimo, anche nel milanese.

Il sequestro ha, dunque, interessato innumerevoli unità immobiliari, 6 società e 3 partecipazioni societarie (tra cui il noto ristorante “Donna Sophia dal 1931” in centro a Milano e la sala ricevimenti già nota come “Villa delle Ninfe” a Pozzuoli), autoveicoli, 66 depositi bancari nazionali ed esteri (per i quali è stata, peraltro, formulata specifica richiesta di assistenza alla Procura Federale Elvetica) e 5 polizze, per un valore complessivo di oltre 20 milioni di euro.

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