E’ morto l’attore Tomas Milian: interpretò il mitico ispettore Giraldi

di Redazione

Tomas Milian, il popolare attore di origini cubane noto per i suoi ruoli nei “poliziotteschi” italiani degli anni ’70, è morto ieri a Miami, in Florida. La notizia è stata resa nota solo oggi.

Tomás Quintín Rodríguez Milián, questo il suo vero nome, era nato a Cuba, a L’Avana, il 3 marzo 1933, poi naturalizzato italiano dal 1969. Viveva da molti anni negli Usa ma era noto soprattutto in Italia dove, oltre alle partecipazioni in film western e commedia, nei panni dell’ispettore Nico Giraldi e di “Er Monnezza”, doppiato dall’inconfondibile voce di Ferruccio Amendola, aveva lavorato anche in opere d’autore di Visconti, Lattuada e Maselli.

Nel 1964 si era sposato con Rita Valletti, dalla quale aveva avuto un figlio (Tomas Jr) e di cui è rimasto vedovo nel 2012.

Figlio di Lola e Tomás, generale del regime di Gerardo Machado, poi arrestato in seguito al colpo di Stato di Fulgencio Batista; nel dicembre del 1945, il dodicenne Tomás assistette al suicidio del padre e, nel ’57, lasciò Cuba per gli Stati Uniti, dove ottenne la cittadinanza. Qui dapprima si iscrisse all’Università dell’Accademia Teatrale di Miami e poi si trasferì a New York.

Da qui i primi lavori teatrali a Broadway e, nel 1957, la sua partecipazione a una serie televisiva statunitense, Una donna poliziotto (Decoy). Alla fine degli anni cinquanta ebbe inizio la sua fortunata carriera italiana: arrivato in Italia con soli cinque dollari in tasca, partecipò nel 1959 al Festival di Spoleto: recitò una pantomima di Jean Cocteau e venne individuato e scelto dal regista Mauro Bolognini per il personaggio di un film che aveva intenzione di girare (La notte brava). Milian firma un contratto che lo lega alla Vides di Cristaldi e tra il 1960 e il 1966 recita in ruoli impegnati lavorando con registi del calibro di Alberto Lattuada, Valerio Zurlini, Luchino Visconti e Pier Paolo Pasolini, oltre allo stesso Bolognini. A questo periodo della sua carriera appartengono i ruoli interpretati in molti film assieme con Claudia Cardinale, in opere quali I delfini e Il bell’Antonio del 1960, Gli indifferenti del 1964, e Ruba al prossimo tuo di Francesco Maselli del 1968.

Contrariato dal doppiaggio, insoddisfatto dei ruoli e dei guadagni, non rinnova il contratto e tenta la strada del cinema popolare. Nel 1967, dopo il buon successo di The Bounty Killer, fu protagonista di La resa dei conti, spaghetti-western diretto da Sergio Sollima; quindi continuò con questo genere, diventandone uno degli attori simbolo. Indimenticabili i suoi personaggi western di “Cuchillo” (nella trilogia western diretta da Sergio Sollima), e di “Chaco” (nello spaghetti-western iperviolento I quattro dell’apocalisse, diretto da Lucio Fulci).

Il grande successo giunse però negli anni settanta, anche grazie all’eccellente doppiaggio di Ferruccio Amendola, con film polizieschi all’italiana che la critica ufficiale ha sempre giudicato di qualità inferiore ma che sono stati a poco a poco rivalutati, e oggi sono diventati dei cult movie. Famoso il suo sodalizio con il regista Umberto Lenzi, che lo ha diretto in molti polizieschi divenuti cult come La polizia accusa: il Servizio Segreto uccide di Sergio Martino, con Luc Merenda e Mel Ferrer, Roma a mano armata, con Maurizio Merli, Il giustiziere sfida la città (dove – siamo nel 1975 – interpreta un personaggio col nome di Rambo ben sette anni prima dell’omonimo impersonato da Stallone)[6], Milano odia: la polizia non può sparare con Henry Silva e Ray Lovelock e La banda del gobbo.

Tra il 1976 e il 1981 si era dedicato anche a film della commedia erotica all’italiana come 40 gradi all’ombra del lenzuolo, un film ad episodi di Sergio Martino con Edwige Fenech,Uno contro l’altro, praticamente amici, con Anna Maria Rizzoli e Renato Pozzetto e Messalina, Messalina! di Bruno Corbucci del 1977. I successi di molti film polizieschi li ebbe negli anni 60-70 con Gastone Moschin in Squadra volante, Mario Carotenuto, Ray Lovelock, La banda del trucido di Stelvio Massi, e anche Squadra antifurto di Bruno Corbucci con Lilli Carati del 1976. Nella sua filmografia ci sono anche due film a sfondo politico con Gian Maria Volonté: uno è Banditi a Milano di Carlo Lizzani e un altro è Faccia a faccia di Sergio Sollima. I thriller più famosi girati da Tomas Milian furono La vittima designata di Maurizio Lucidi, con Pierre Clémenti, I cannibali di Liliana Cavani, con Pierre Clémenti, Il consigliori di Alberto De Martino, con Martin Balsam.

Tornò agli impegni drammatici iniziali con La luna (1979) di Bertolucci e Identificazione di una donna (1982) di Antonioni. Il declino del genere poliziesco sembrò coincidere con quello della sua carriera ma, dopo un periodo di scarse apparizioni in pellicole non certo indimenticabili, all’inizio degli anni novanta tornò negli Stati Uniti per partecipare, sia pure per parti minori, a film diretti da noti registi internazionali come Tony Scott, Sydney Pollack, Oliver Stone, Steven Spielberg, Steven Soderbergh, Andy Garcia e in varie produzioni televisive.

Da anni viveva a Miami Beach, in Florida. In America aveva riscoperto il teatro, partecipando inoltre alla sit-com Frannie’s Turn, che purtroppo dopo una mezza dozzina di puntate naufragò per mancanza di audience. Nel 2011 era ritornato in Italia, dopo un’assenza di vent’anni, per girare il film Roma nuda (rimasto tuttora inedito per problemi distributivi), con la regia di Giuseppe Ferrara, dove interpretò il ruolo di un funzionario di polizia in pensione. Durante una sua intervista per il programma Rai Da Da Da del 2010, dichiarò che alla sua morte vorrà essere sepolto sotto la terra di Roma, città che ha regalato all’artista una notorietà inossidabile nonostante i tanti anni di silenzio artistico.

Il 14 aprile 2013 fu testimone alle nozze di Eva Henger e Massimiliano Caroletti. L’8 ottobre 2014, dopo una lunga gestazione, uscì la sua autobiografia, scritta con la collaborazione di Manlio Gomarasca, Monnezza amore mio. Il 16 ottobre dello stesso anno, Milián ricevette il Marc’Aurelio Acting Award alla carriera al Festival internazionale del film di Roma. Nel 2014 fu protagonista del documentario The Cuban Hamlet – Storia di Tomas Milian, diretto da Giuseppe Sansonna, nel quale Tomas Milian ritornò dopo 58 anni nella sua Cuba, che aveva lasciato nel 1956. Il film era un’intervista sull’onda dei ricordi e delle emozioni provocate nell’attore dal suo ritorno alla natìa L’Avana.

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