Mobbing in caserma dell’Esercito, una cuoca denuncia il suo “incubo”

di Giuseppe Della Gatta

Gricignano – Con l’alta percentuale di disoccupazione persistente, nel meridione avere un lavoro stabile è il sogno di molti. Un sogno che, però, in alcuni casi può trasformarsi in incubo quando si subisce la pratica del mobbing, ovvero molestare psicologicamente il lavoratore al fine di impedirgli di compiere il proprio dovere.

E’ quanto ha denunciato di aver subito la 50enne D.M., originaria di Succivo, residente tra Gricignano e Carinaro, di professione cuoca in una caserma dell’Esercito Italiano a Napoli.

Da diversi anni dipendente di un’azienda operante nei servizi di ristorazione, la donna era stata assegnata agli inizi del 2016 come aiuto cuoca nella caserma napoletana. Al primo colloquio con il maresciallo responsabile della mensa, la donna sarebbe stata spronata a desistere dal suo incarico. Il militare avrebbe, infatti, invitato la donna a rinunciare al suo ruolo sottolineando che era poco conveniente per lei presentarsi in caserma per sole quattro ore di lavoro, essendo la stessa residente lontano dal luogo.

D.M. riferisce che fu avvertita da terzi dell’atteggiamento poco sociale del maresciallo nei confronti dei dipendenti dell’azienda e che, di fatto, altri dipendenti sarebbero stati trasferiti o allontanati dalla caserma proprio sotto segnalazione del sottufficiale.

Durante il servizio, la donna ha assunto col tempo anche la mansione di aiuto responsabile della gestione del personale. Anche in questo caso avrebbe subito le vessazioni del maresciallo secondo il quale l’unica persona “con il pugno di ferro” in grado di gestire il personale era sua cognata.

I continui maltrattamenti subiti da D.M. hanno portato la donna a ricorrere più volte a cure mediche effettuate presso l’ospedale casertano di Marcianise, dove le sono stati rilasciati due diversi referti medici, consegnati in seguito alla denuncia alle autorità competenti.

Secondo la donna, dopo tali episodi, il maresciallo, vedendosi troppo esposto, avrebbe deciso di delegare le pratiche vessatorie ad un suo collega caporale che in diverse occasioni si sarebbe rivolto alla donna con toni minacciosi, sempre al fine di voler farla desistere dal suo incarico.

A seguito dell’ennesima molestia subita, la donna aveva una grave perdita di sensi sul luogo di lavoro. I colleghi avvertivano il 118 che, giunto nella caserma, provvedeva a trasportarla in ospedale dove le veniva diagnosticato uno “stato di ansia depressiva” dovuto alle continue molestie subite, con relativa cura a base di farmaci antidepressivi.

La donna, successivamente, ha denunciato i due militari al commissariato di Polizia di Aversa. Il suo avvocato, intanto, ha provveduto a notificare l’accaduto alla Procura di Napoli e al Ministero della Difesa.

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