Torna in Italia Houda Emma, la bambina rapita dal padre siriano cinque anni fa

di Redazione

Houda Emma Kharat, rapita cinque anni fa dal padre, cittadino siriano, rientrerà oggi in Italia con un volo partito da Istanbul diretto all’aeroporto di Malpensa, a Milano, per ricongiungersi alla madre Alice Rossini. La bimba, che sta per compiere sette anni, fu portata via da papà, ad Aleppo, quando ne aveva poco più di uno. Da allora la madre non l’aveva più vista.

“In tutti questi anni il ministero degli Affari Esteri e il ministero dell’Interno – ha affermato il ministro Angelino Alfano – hanno lavorato, senza sosta ma silenziosamente, per giungere al risultato di oggi, che sarà confermato dall’esame del Dna, da effettuare in Italia, a conclusione dell’iter della procedura di riconoscimento”.

Un risultato che per la Farnesina è stato reso possibile anche grazie alla “collaborazione con la Turchia: le autorità turche, infatti, consapevoli della valenza umanitaria della vicenda, hanno facilitato l’arrivo dalla Siria e il transito in Turchia della piccola Houda Emma”.

Lo scorso novembre, dopo che l’Interpol, in Turchia, aveva fermato il padre in esecuzione di mandato di arresto internazionale emesso dal tribunale di Monza, si erano riaccese le speranze. L’uomo aveva rapito al bambina dopo la fine della loro relazione con la madre della piccola: “Ti ho portato via la cosa che hai più a cuore”, le aveva detto.

“Piena soddisfazione per la felice conclusione di una vicenda durata anche troppo” è stata espressa da Aurelia Passaseo, presidente del Ciatdm, Coordinamento internazionale per la tutela dei diritti dei minori. Dopo aver denunciato pubblicamente il caso, il Coordinamento in questi anni ne ha seguito tutti gli sviluppi, fino al fermo dell’uomo,  e promosso appelli e iniziative di vario tipo per favorire una soluzione. “Emma rientra finalmente a casa a 10 giorni dal suo compleanno, che cade il 20 marzo, – ricorda Passaseo – e questo è un regalo davvero speciale delle autorità italiane e di quelle turche. Personalmente non posso non ringraziare tutte le persone che hanno condiviso la causa e ci hanno aiutato in un modo o nell’altro nei nostri sforzi tesi a restituire la bimba a mamma Alice”.

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