Rifiuti e corruzione, arrestati i sindaci Di Matteo di Teverola e Romano di Vitulazio

di Redazione

Due sindaci in carica nella provincia di Caserta, Dario Di Matteo, di Teverola, e Luigi Romano, di Vitulazio, sono stati arrestati, mercoledì mattina, dai carabinieri della compagnia di Maddaloni con le accuse di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, turbata libertà degli incanti e abuso d’ufficio in concorso.

Per Di Matteo, 39 anni, eletto nell’estate 2015 con la civica “Teverola Città Fertile” e componente del direttivo del consorzio industriale Asi di Caserta, è stato disposto il carcere. Domiciliari (dovuti a motivi di salute) per Romano, 70 anni, eletto primo cittadino alle amministrative del 2014 con la civica “Unità e Solidarietà”. L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere. In carcere anche l’assessore all’Ecologia di Vitulazio, Antonio Catone, 65 anni, e un geologo dello stesso comune caleno, Franco Aurilio Criscione, 49 anni, marito dell’assessore comunale all’Istruzione, Giovanna Falco (non coinvolta negli arresti ma che sarebbe indagata).

Le vicende di Teverola e Vitulazio sono distinte ma hanno un filo conduttore, quello degli affidamenti dei servizi alla Dhi di Alberto Di Nardi, già arrestato e per questa tranche indagato in stato di libertà. Un’inchiesta che portò lo scorso settembre alla cattura di Di Nardi e del sindaco di Maddaloni, Rosa De Lucia (leggi qui). Da allora Di Nardi ha fatto alcune rivelazioni.

Soldi e assunzioni – Secondo l’accusa, il sindaco Di Matteo avrebbe ricevuto soldi e assunzioni in cambio della concessione di affidamenti e proroghe del servizio di igiene urbana alla Dhi dall’estate del 2015 al marzo 2016, ossia fino all’arresto di Di Nardi. Il Comune avrebbe ritardato i pagamenti alla società al fine di poter ottenere l’assunzione del nipote dell’assessore all’Ambiente di Teverola (figlio di un fratello) e la promessa di altri due posti, oltre alla sponsorizzazione di 1500 euro. Solo dopo l’arresto di Di Nardi, fanno notare dalla Procura, il Comune attivò la procedura di gara d’appalto. Stessa modalità che sarebbe avvenuta a Vitulazio dove l’affidamento diretto alla Dhi e le successive proroghe sarebbero stati concessi in cambio di denaro e assunzioni. “Un sistema corruttivo che coinvolge alcuni tra i principali comuni della provincia di Caserta”, ha sottolineato in conferenza stampa il procuratore di Santa Maria Capua Vetere, Maria Antonietta Troncone.

Il Puc di Vitulazio e l’incarico al geologo marito dell’assessore –  Per quanto riguarda il comune di Vitulazio, spiegano dalla Procura, “è emersa una gestione “domestica” da parte del sindaco Luigi Romano e di alcuni amministratori comunali a lui vicini, mediante l’asservimento delle funzioni pubbliche ad interessi personali, a discapito ovviamente dell’interesse collettivo. Le indagini hanno permesso di accertare che il sindaco Romano, nell’affidamento di incarichi e servizi pubblici, avrebbe violato le più elementari regole di trasparenza ed imparzialità, per soddisfare interessi propri e dei suoi sodali, con il risultato di realizzare un vero e proprio mercimonio della funzione pubblica”.

“Il sindaco di Vitulazio, con la complicità dell’assessore Catone, – sottolineano gli inquirenti – che agiva all’unisono del primo cittadino e con lui ne percepiva gli utili, indirizzava l’assegnazione del servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani a beneficio della Dhi spa, previo accordo con il suo titolare Alberto Di Nardi al quale richiedeva in contropartita sia sponsorizzazioni che danaro contante, che la solita assunzione di personale (senza che l’impresa ne avesse bisogno), costituente oramai vero e proprio ‘dazio’ che gli imprenditori devono pagare per appalti di una certa consistenza a loro assegnati nei comuni della provincia di Caserta. Il sindaco di Vitulazio, infatti, adottava nell’estate del 2015 un’ordinanza contingibile ed urgente con cui veniva affidato il servizio raccolta rifiuti alla Dhi spa, prorogato per i successivi 9 mesi, pretendendo ed ottenendo in cambio dal Di Nardi, l’assunzione di due dipendenti e la promessa di ulteriori quattro assunzioni nonché la dazione della somma di 3.200 euro, parte dei quali sotto forma di sponsorizzazione. In una circostanza, addirittura, l’imprenditore consegnava la somma di 500 euro nelle mani del figlio del sindaco per un’asserita sponsorizzazione ad un comitato a lui facente capo”.

“Il sindaco Romano – continuano gli inquirenti – ha adottato all’interno dell’amministrazione pratiche corruttive. Difatti, al fine di consentire l’aggiramento delle norme del Piano Triennale Anticorruzione che la medesima amministrazione comunale si era data, indirizzava l’assegnazione dell’incarico professionale (per un importo complessivo di 19.500 euro) per la redazione della relazione geologica prodromica al Puc ad un professionista, disponibile a sua volta a far in modo che il compenso fosse in parte (nella misura di 12mila euro) acquisito da Franco Antonio Criscione, marito dell’assessore comunale Giovanna Falco. In particolare, Criscione palesava la sua assoluta dimestichezza ad interagire indebitamente all’interno dell’amministrazione comunale, condizionandone le scelte a proprio esclusivo beneficio. Così, ottenuto per il tramite del sindaco la piena collaborazione di altro geologo per l’attuazione del proprio proposito delittuoso, si adoperava con consumata professionalità per indirizzare la gara di appalto di cui sopra, preselezionando i concorrenti, dettando loro le offerte che dovevano presentare e, successivamente alla assegnazione dell’incarico provando a condizionare la metodologia scientifica di redazione della relazione, al solo fine di carpire il maggior utile possibile a discapito del numero dei sondaggi da effettuare. In sostanza, con i soldi pubblici stanziati dal Comune per l’incarico oggetto di gara, si sarebbe soddisfatto un debito privato del Criscione nei confronti dell’imprenditore titolare della ditta di sondaggi, sotto la guida del sindaco Romano”.

Teverola, il posto alla Dhi per il nipote di un assessore – Per quanto riguarda il comune di Teverola veniva accertato che il sindaco Dario Di Matteo, eletto nel giugno 2015 abusava delle sua qualità e dei suoi poteri, ritardando la liquidazione dei mandati di pagamento ed effettuando lamentele e contestazioni alla ditta Dhi Holding spa di Alberto Di Nardi incaricata del servizio di raccolta e trasporto rifiuti urbani e disponendo continue proroghe, tutte illegittime, allo scopo di costringerlo ad assumere un dipendente, nipote di un assessore comunale e a promettere l’assunzione di altri due nonché a corrispondere la somma di 1.500 euro sotto forma di sponsor. Il sindaco, in cambio dei favori ricevuti dall’imprenditore, provvedeva a sbloccare il pagamento degli stipendi degli operatori ecologici ed a prorogare illegittimamente, senza alcuna procedura, il servizio alla Dhi spa, oltre a promettere al Di Nardi l’aggiudicazione del predisponendo bando di gara quinquennale. La richieste di assunzioni e sponsorizzazioni del Di Matteo, come di altri sindaci, lungi dall’esaurirsi nella semplice pratica clientelare, si sostanziano in una nuova forma, più edulcorata ma non certo meno illecita, di richiesta di corresponsione di tangenti, modalità utile all’accrescimento del consenso elettorale”.

“La vicenda afferente il Comune di Teverola – spiegano ancora gli inquirenti – presenta aspetti di rilevante gravità, sia sotto il profilo della legittimità della gestione amministrativa che sotto quello afferente la condotta del sindaco. Infatti, macroscopiche sono state le illegalità accertate nella assegnazione del servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani, avvenuta mediante una procedura di gara artatamente prescelta al solo fine di aggirare la normativa sugli appalti pubblici aventi ad oggetti lavori di importo superiore alla soglia comunitaria”.

“Ma ciò che ha caratterizzato l’operato dell’amministrazione comunale di Teverola – sottolineano dalla Procura – è il fatto che non si sia neanche provato a dare una parvenza di legalità alla continua proroga del servizio di raccolta dei rifiuti alla Dhi, attuata non già, come avvenuto per gli altri Comuni (Vitulazio e Maddaloni) mediante ordinanza contingibili ed urgenti, ma addirittura mediante semplici determine del dirigente. Le richieste e pressioni esercitate dal Di Matteo nei confronti del Di Nardi, ancora una volta un vero e proprio ‘bancomat’, si sono interrotte solo con l’arresto di quest’ultimo avvenuto il 7 marzo 2016, giorno stesso in cui il sindaco, consapevole dell’illegittimità delle proroghe così disposte nell’assegnazione del servizio in esame, dava incarico all’Ufficio tecnico del Comune di accelerare le procedure per la indizione di una gara pubblica per il servizio di igiene urbana”.

Dhi: “Nuova gestione nulla ha a che fare col passato” – Intanto, attraverso una nota, la nuova gestione della Dhi Spa intende tranquillizzare e rasserenare gli animi di tutti i suoi stakeholders. “I fatti di cronaca giudiziaria odierni riguardanti nella fattispecie i comuni di Vitulazio e Teverola sono da riferire esclusivamente alla vecchia governance della Società. A tal proposito la nuova gestione già all’indomani degli accadimenti riguardanti l’allora ad Alberto Di Nardi prese tutti i provvedimenti necessari, secondo anche il modello organizzativo 231, estromettendo il suddetto da ogni carica, sia dall’amministrazione che della proprietà. Non solo avvio ed è ancora pendente l’azione di responsabilità nei confronti del dottor Di Nardi. In conclusione, possiamo rasserenare tutti sulla correttezza della nuova gestione che nulla a che vedere con il passato”.

IN ALTO IL VIDEO DELLA CONFERENZA STAMPA IN PROCURA

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