Amburgo, evacuato aeroporto: 68 persone intossicate da spray al peperoncino

di Redazione

Paura e caos all’aeroporto di Amburgo, in Germania. Uno spray al peperoncino, gettato via forse da un passeggero prima dell’imbarco, ha provocato il panico nello scalo, intossicando 68 persone. L’aeroporto è stato evacuato e chiuso al pubblico per oltre un’ora, mentre centinaia di persone sono rimaste ad aspettare al gelo che l’allarme rientrasse. Gli inquirenti non ritengono che si sia trattato di un attentato terroristico.

Nausea, tosse, occhi rossi e lacrimanti, difficoltà di respirazione: decine di persone hanno accusato l’impatto della sostanza, che si sarebbe diffusa nell’ambiente, attraverso l’impianto di climatizzazione. Molti degli intossicati sono stati soccorsi sul posto, mentre nove di loro sono stati portati in ospedale per precauzione.

La polizia ha chiuso prima la cosiddetta “plaza”, spazio adibito a check-in e controlli di sicurezza, dove è stato avvertito il gas. In un secondo tempo, la misura di sicurezza è stata ampliata a tutto l’edificio: dalle 12.32 alle 13.45 lo scalo è rimasto inaccessibile a tutti. Tredici aerei sono stati coinvolti dai disagi: due sono stati dirottati a Brema, e gli altri hanno dovuto attendere che l’emergenza rientrasse, restando fermi in pista o in volo, nel cielo di Amburgo, senza poter atterrare.

Anche il presidente dell’Uruguay, Tabarè Ramon Vazquez, stando alla Bild on line, è fra i passeggeri rimasti in attesa a bordo: era in procinto di rientrare in Sudamerica dopo una visita alla città anseatica, dove à stato ricevuto dal sindaco venerdì.

Le perquisizioni nell’edificio hanno poi risolto l’enigma: gli agenti hanno infatti trovato una bomboletta spray, di quelle che contengono sostanze urticanti, chiarendo così la natura del gas inizialmente ignota. Si trovava in un contenitore d’immondizia, secondo la Bild on-line, ed era stata lasciata lì probabilmente da qualcuno che se ne era disfatto prima dei controlli di sicurezza.

L’allarme scattato a Amburgo arriva in un Paese colpito al cuore dal terrorismo islamico, il 19 dicembre scorso, quando il tunisino Anis Amri ha investito il mercatino di Natale della chiesa della Memoria di Berlino, uccidendo 12 persone e ferendone oltre 50. Da allora perquisizioni a tappeto e arresti di soggetti ritenuti “pericolosi”, sospettati di pianificare attacchi terroristici, avvengono quasi ogni giorno.

Gli ultimi arresti, giovedì a Gottinga, riguardano due salafiti, fermati col sospetto di essere in procinto di attaccare. Stando alle informazioni del ministero dell’Interno, gli islamici radicalizzati, ritenuti a rischio attentato, sono aumentati, e così gli arresti e i procedimenti della giustizia.

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