Aversa, cittadinanza onoraria a Bobò: si profila scontro in Assise

di Nicola Rosselli

Aversa – La proposta di riconoscimento della cittadinanza onoraria Vincenzo Cannavacciuolo, detto Bobò, un internato dell’ex ospedale psichiatrico civile Santa Maria Maddalena, rinchiuso per oltre 30 anni senza un apparente motivo, per poi trovare il riscatto quale attore grazie al regista Giuseppe Delbono, anch’egli in predicato per ricevere la cittadinanza onoraria, sta provocando polemiche in città non solo tra maggioranza e opposizione, ma anche all’interno della stessa maggioranza.

Da un lato, infatti, si registra la posizione di Michele Galluccio, consigliere comunale di Forza Aversa, che fa parte della coalizione di centrodestra che amministra la città normanna, che dichiara: «Sono contrario perché la cittadinanza onoraria si concede ad una persona che ha onorato la nostra città nel mondo, nel caso di Cannavacciuolo, non è unica e non ha portato alcun beneficio ad Aversa. Come lui sono stati migliaia i pazienti della Maddalena. Ho già avvertito il sindaco che voterò contro. Nella scorsa consiliatura avevo presentato una proposta di conferire la cittadinanza onoraria al generale Domenico Cagnazzo che tanto ha fatto per la nostra città sino a combattere per farla diventare provincia».

Dall’altro c’è chi dall’opposizione, come il consigliere comunale del Pd Alfonso Golia si dice favorevole quando afferma: «Gli Ospedali Psichiatrici, chiusi con la legge Basaglia, hanno rappresentato insieme agli Opg un abominio della nostra società dove la dignità umana veniva spesso negata. Sono stati spesso luoghi di reclusione permanente per migliaia di persone tradendo qualsiasi prospettiva di cura e recupero. Decine e decine le storie di sofferenza ed esclusione che in questi anni abbiamo appreso, tra queste anche la storia di Bobò che ha trovato nel teatro uno strumento per tornare a vivere. Una delle poche a lieto fine. Sono perciò favorevole alla concessione della cittadinanza onoraria affinché per si possa dare visibilità ad una storia positiva legata alla nostra psichiatria».

La bella storia di Bobò inizia quando, alla chiusura dei manicomi, ad Aversa arriva un’associazione teatrale presso la quale il regista genovese Delbono tiene delle lezioni alle quali partecipa anche l’ex paziente, originario di Villa di Briano, sordomuto, microcefalo e con problemi di deambulazione.

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