Aversa, all’Opg ‘Saporito” c’è “Arte che libera la speranza”

di Livia Fattore

Aversa – L’Opg ‘Filippo Saporito’ diventa casa di reclusione, ma non cambia l’attività di solidarietà di associazioni e istituzioni. Giovedì 15 dicembre, alle 16.30, infatti, ancora una volta, artisti, istituzioni e volontariato si mobiliteranno per trasmettere la loro solidarietà alla popolazione carceraria e ai loro familiari con ‘Arte che libera la speranza’.

“Una testimonianza – affermano gli organizzatori – di vicinanza declinata attraverso l’arte: un mezzo straordinario per parlare al cuore di ciascuno di noi e, contemporaneamente, farci riflettere sui grandi temi che toccano la nostra vita, sia come persone che come collettività, mettendo in scena i valori, i sentimenti, le sfide e le speranze in un domani più bello e sereno. Un domani che nessun muro potrà precludere, occorre solo avere il coraggio di alzare lo sguardo più in alto e mirare ad un orizzonte di legalità e rispetto dell’altro”.

L’iniziativa, che si terrà presso il teatro della struttura carceraria, è promossa d’intesa tra l’associazione Casmu, presieduta da Mario Guida, la rassegna nazionale di Teatro scuola ‘PulciNellaMente’, rappresentata dal direttore Elpidio Iorio, i vertici della casa di reclusione con la direttrice Elisabetta Palmieri e il comandante commissario Luigi Mosca. Ben quattro i comuni che hanno dato il proprio patrocinio: Aversa, rappresentato dal sindaco Enrico De Cristofaro, Sant’Arpino, dal sindaco Giuseppe Dell’Aversana, Cesa, dal sindaco Enzo Guida, e Carinaro, dal sindaco Marianna Dell’Aprovitola.

“Con l’evento, – spiegano gli organizzatori – i detenuti saranno i beneficiari di dediche, gesti, parole, pensieri, sguardi, canti, performances varie, il tutto abilmente sintetizzato in un percorso in cui arte e solidarietà s’intrecciano e uniscono quei valori che sanno toccare la sensibilità più profonda di ciascuno di noi dando vita ad un percorso intimo e personale che invita alla riflessione profonda e autentica. Se poi tutto ciò avviene all’interno di un luogo inconsueto come una struttura penitenziaria, dove la visita non è mai accompagnata dall’indifferenza e le emozioni si amplificano, allora l’iniziativa assume contorni ancora più leggibili perché la fusione tra la bellezza di un’opera d’arte e la semplicità di un gesto di solidarietà diventa naturale”.

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