Cesa, spari contro una pescheria: l’ombra del racket

di Nicola Rosselli

Cesa – Due colpi di arma da fuoco rompono il silenzio di una quiete notte di novembre a Cesa. Due colpi diretti contro la Pescheria Mediterraneo, in via Garigliano, una zona centrale del popoloso centro alle porte di Aversa. Torna l’incubo del racket delle estorsioni con l’approssimarsi delle festività natalizie in un paese che ha visto da sempre due clan contrastarsi per il controllo del territorio e dei relativi traffici.

Sul posto sono intervenuti i carabinieri della locale stazione e quelli del Reparto Territoriale di Aversa, coordinati da maggiore Antonio Forte, per i rilievi del caso e per ascoltare il titolare che da anni abita a Cesa, ma è originario di Trentola Ducenta. Titolare che ha escluso, almeno stando a quanto emerso dalle strette maglie del riserbo degli investigatori, di aver ricevuto richieste estorsive. Una pratica camorristica che in questo periodo dell’anno (così come avviene in prossimità delle festività pasquali e di Ferragosto) registra una forte ripresa per assicurare liquidità alle varie famiglie affiliate ai clan camorristici presenti sul territorio.

Pur non escludendo alcuna pista, compresa quella di dissidi di natura privata, i militari sembrerebbero privilegiare quella del racket delle estorsioni anche perché le modalità operative non lasciano dubbi sulla matrice. In aiuto ai militari potrebbe venire le immagini di alcune telecamere di videosorveglianza sia della stessa pescheria oggetto del raid che di altri esercizi vicini. Proprio per questo, nella mattinata successiva al raid contro la pescheria, i carabinieri hanno proceduto al loro sequestro per esaminarle e per cercare di giungere all’identificazione dei componenti il gruppo di fuoco.

Ieri mattina in via Garigliano, a portare la solidarietà della popolazione di Cesa al titolare della pescheria e alla sua famiglia c’era anche il sindaco Enzo Guida, avvocato penalista, quindi profondo conoscitore del fenomeno delinquenziale. «Ho parlato con il titolare – ha dichiarato il primo cittadino – per esprimergli la nostra solidarietà e la nostra vicinanza quale amministrazione». «Ma – ha continuato Guida – non mi sono fermato alle parole di circostanza. Ho anche rivolto l’appello a denunziare eventuali richieste estorsive che potrebbe aver ricevuto. Un appello che intendo rivolgere anche a tutti gli altri imprenditori di Cesa e lo dico assicurando il sostegno della comunità e del comune nel caso vi fossero state richieste estorsive. L’episodio dell’altra notte, infatti, potrebbe significare una ripresa dell’attività estorsiva sul territorio in vista delle festività natalizie».

L’ultimo episodio estorsivo si era verificato il 24 maggio di tre anni fa, quando un potente ordigno esplosivo fu fatto esplodere davanti alla sede di un’agenzia di pompe funebri in corso di allestimento, in via Bagno. La potenza della deflagrazione aveva creato dei danni anche ad altre abitazioni dello stabile. Per cui, a seguito di sopralluogo da parte dei Vigili del fuoco, il sindaco fu costretto ad adottare una ordinanza di sgombero.

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