Referendum, se vince il “No” Renzi andrà via? Un bluff

di Antonio Arduino

Aversa – A proposito di referendum costituzionale, personalmente sono convinto che se domenica prossima si concludesse con la vittoria del “No” Renzi resterebbe al suo posto insieme alla squadra di ministri che si è scelto. Questo perchè nessuno dei quesiti referendari chiede se si vuole che Renzi resti al suo posto o vada a casa.

Certo, il premier, nelle ultime settimane, ha ripreso ad affermare che se ne andrà se dovesse vincere il No, riproponendo quella personalizzazione del voto che aveva evidenziato nella fase iniziale della campagna referendaria ma che, poi, aveva tentato di cancellare quando si è reso conto che poteva essergli dannosa, ma è un bluff.

Qualunque sarà il risultato del voto Renzi non se ne andrà, resterà in sella e non cambierà la squadra di fedelissmi che lo supporta. Il perchè è semplice in primis perché Renzi sa bene che non potrebbe ottenere un nuovo mandato da Mattarella dal momento che il “No” equivarrebbe a una bocciatura da parte degli Italiani e il Presidente della Repubblica se davvero intende rappresentare gli Italiani non può riaffidare il comando ad un primo ministro bocciato dal Popolo e poi perchè il referendume chiede agli Italiani di approvare o meno le modifiche apportate dal Governo alla seconda parte della costituzione.

Se vincesse il “No” da buon politico Renzi dovrebbe solo prendere atto che il Popolo non vuole modificare quella parte della Costituzione e non cambiare premier dato che il cambio del primo ministro non era oggetto della consultazione. Certo facendo balenare l’idea che la vittoria del “No” comporti d’obbligo le dimissioni del premier e un conseguenziale vuoto di Governo che farebbe precipitare la nazione in una crisi dagli effetti catastrofici Renzi prova a raccogliere i voti degli Italiani che, imitando quella vecchietta che pregava perchè avesse lunga vita il tiranno che guidava la sua nazione, pur volendo votare “No”, per antipatia o per convinzione, o addirittura pensano di astenersi dal voto si pongono la domanda “se Renzi va via dopo chi viene?”.

Stiano certi Renzi non se ne andrà perché se volesse riavere quella poltrona dovrebbe mettersi in gioco proponendosi al corpo elettorale e non prenderla senza passare per il voto popolare come ha fatto tre anni fa. E allora meglio andare a votare per far sentire che certe scelte non si possono fare sulla testa degli Italiani regalando mance da 80 euro e bonus che non cambiano la vita a chi ha perso il lavoro o non lo ha mai avuto, sprecando il denaro di tutti per acquistare un nuovo aereo di Stato o per volare dall’altro capo del mondo per assistere ad una partita di tennis. Il paese reale ha bisogno di fatti concreti e non di ascoltare favole basate su statistiche di comodo che definiscono lavoro i voucer che danno una occupazione molto temporanea, pagata a 7 euro e 50 centesimi l’ora.

Tornando ai quesiti referendari analizziamone uno, quello relativo all’eliminazione del Cnel  (Consiglio Nazionale per l’Economia e il Lavoro) Un ente istituito nel 1957, definito mel 2014 ente inutile e da chiudere dal Carlo Cottarelli nominato dal Governo commissario  per la razionalizzazione della spesa che ha il compito di  esprimere pareri, promuovere iniziative legislative in materia economico sociale che hanno esclusivamente valore consultivo per il Governo, le Camere, le Regioni solo se richiesti.

In 50 anni il Cnel ha prodotto 970 tra pareri osservazioni e rapporti, 14 proposte di legge di cui nessuna approvata dal parlamento. Costa tra i 15 e i 20 milioni di euro all’anno impegnati principalmente per pagare 64 consiglieri, per gran parte ultra sessantacinquenni per gran parte titolari di un secondo e, talvolta, un terzo incarico ovviamente pagato, i dipendenti e le spese di mantenimento della sfarzosa villa Lubin collocata all’interno di villa Borghese.

Costi, questi ultimi, che non verrebbero cancellati dall’abolizione del Cnel perchè la villa è proprietà dello Stato e va assicurata la manutenzione e i dipendenti saranno soppostati pari pari allla Corte dei Conti. Gli unici a restare fuori sarebbero i consiglieri che essendo ultrasessantacinquenni sono in età pensionistica e che, oltretutto, hanno comunque altri incarichi retribuiti. Allora cancellare il Cnel a che cosa servirebbe se non a far credere agli Italiani che il governo Renzi faglia le spese, quelle stesse che poteva tagliare senza indire un referendum?

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