Festival cinema Roma, un felice Jovanotti sul red carpet

di Emma Zampella

E’ un esuberante Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti quello che si è presentato sul red carpet alla Mostra del cinema di Roma.

50 anni e non sentirli è il caso di dire quando si incrocia un entusiasmo del genere. Il cantante e rapper sembra un vero ragazzino: salta e balla come un folletto, fa selfie con i fans e bacia la moglie, Francesca Valiani, che lo accompagna… La sala Sinopoli (oltre 1100 posti) è gremita per l’incontro ravvicinato con la pop star che ha già 28 anni di carriera. La sua popolarità non è in discussione, da parte di giovani e meno giovani, e sicuramente piace anche al ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini presente in sala.

Un’occasione che ha perso al cantante di presentare la propria personalità spaziando nei meandri del cinema di tutti i tempi. Una vita raccontata con una quindicina di film che mostrano il suo profilo di
bravo ragazzo, legato a famiglia, amicizia e ovviamente musica. Tra le cose più carine del lungo incontro l’amore per i film di Bud Spencer: “Somigliava a mio padre burbero, mi riconciliava con lui”.

Tra le sue scelte cinematografiche, obbligata quella di The Blues Brothers: “E’ stata una botta quando l’ho visto, Landis mette in tutte scene tantissimi dettagli”. La febbre del sabato sera è invece il suo primo film visto illegalmente in quanto vietato ai minori:”Ero abbastanza alto e alla fine mi hanno fatto entrare”. Ne I 400 colpi di Truffaut si identifica con il bambino protagonista: “Capivo la sua solitudine, la sua fantasia. Truffaut mi fece sentire meno solo”.

Su Altrimenti ci arrabbiamo con Bud Spencer e Terence Hill, visto anche tre volte di fila in sala parrocchiale, sostiene che “E’ un anticinema che mi piace. Un cinema che rappresenta allegria e amicizia”. Si mostra favorevolissimo al Nobel a Bob Dylan anche se questo, dice, “Non significa dare un premio alla musica pop ma solo a lui Bob Dylan”. E ancora tra i suoi film preferiti, Timbuktu di Sissako che racconta con una certa ironia l’avvento della legge coranica in Mali. Di Miyazaki adora tutti i film, ma sceglie “La città incantata”. Adora anche tutto il cinema di Francesco Nuti come “Io, Chiara e lo Scuro” e anche il puro intrattenimento di Mad Max Fury Road di George Miller, “Perché è perfetto come una Ferrari”.

Ma il più amato resta Amarcord di Federico Fellini ed esattamente la scena in cui Ingrassia sale su un albero e invoca una donna: “L’idea della canzone Le tasche piene di sassi l’ho rubata allo zio Teo (Ingrassia) che li portava in tasca perché erano belli. Anche io li trovo belli. Sono cresciuto con una zia, sorella del mio babbo, che si chiamava Silvana che è rimasta una bambina tutta la vita. Tutti le volevamo bene: io ho sempre pensato che la presenza dell’irrazionale in una famiglia è in fondo un dono che Dio ci fa”.

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