Green Day, cresce l’attesa per “Revolution Radio”: nuovo album in uscita il 7 ottobre

di Giuseppe Scuotri

Si chiama Revolution Radio il dodicesimo lavoro discografico dei Green Day che vedrà la luce il prossimo 7 ottobre, a quattro anni di distanza da ¡Uno!, ¡Dos! e ¡Tré!, la trilogia di dischi pubblicata dalla band statunitense fra il 21 settembre ed il 7 dicembre 2012. Cosa aspettarsi, nel 2016, da una band come i Green Day?

Il gruppo ha fatto il suo ingresso sulla scena musicale in un periodo di profondi mutamenti come gli anni novanta, partorendo album potenti come 39/Smooth, Dookie e Nimrod, ed è andato incontro, durante i primi anni duemila, ad una certa evoluzione sonora e stilistica, rilasciando lavori più melodici come Warning e tematicamente più complessi, come American Idiot e 21st Century Breakdown.

Il trittico discografico datato 2012, pur nella sua prolissità ed in una sostanziale vacuità di temi rispetto ai predecessori, aveva indubbiamente avuto il merito di tracciare un solco musicale, una linea guida che potesse esplicare l’evoluzione di una band al contempo amatissima e detestata.

Cosa aspettarsi da Revolution Radio?Innanzitutto, una ripresa, attualizzata, delle tematiche politiche e psicologiche che hanno caratterizzato i lavori della band in passato: l’adolescente isolato ed in fuga di American Idiot, la giovane coppia piena di rabbia e delusione di 21st Century, scontrandosi con il proprio io e con le difficili realtà sociali e politiche del loro tempo, riuscivano a dar vita a quel connubio di emotività giovanile e allegoria politica divenuta poi marchio di fabbrica delle composizioni del chitarrista e cantante Billie Joe Armstrong.

Ad un decennio di distanza, questo è ciò che l’album sembra promettere: una serie di antieroi e personaggi ai margini della società, capaci di dipingere, con le loro incertezze ed il loro profondo senso di smarrimento, un vivido affresco del mondo occidentale, tormentato sempre più dall’ombra del terrorismo, dell’intolleranza religiosa e dalle divisioni politiche.

I due singoli apripista, Bang Bang e la title-track Revolution Radio, raccontano due realtà oramai familiari, negli Stati Uniti come nel resto del mondo: il primo brano descrive una strage da arma da fuoco dalla prospettiva dell’attentatore, il secondo è stato ispirato da una marcia di protesta a cui Armstrong assistette a New York.

Musicalmente parlando, queste due anteprime sembrano delineare un suono più aggressivo ed immediato: la decisione della band di autoprodursi ha sicuramente inciso notevolmente sulla freschezza del sound, che strizza l’occhio ai lavori degli anni novanta.

Che piaccia o meno, un’impudente scarica di power chords, nell’epoca della sofisticazione elettronica e della pseudo-sofisticatezza  indie, rappresenta una rassicurante ventata di aria fresca da non sottovalutare. A detta di Billie Joe Armstrong, nel disco non mancheranno neanche momenti più introspettivi e rilassati come Ordinary World, scritta per l’omonimo film che lo vede protagonista, in uscita in America il prossimo 14 ottobre.

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