San Marcellino, Khemiri: “Io dissociato da Isis”. Imam: “Terroristi vestiti da agnelli”

di Redazione

San Marcellino (Caserta) – Mohamed Kamel Eddine Khemiri, il tunisino di 41 anni, arrestato per traffico di migranti (leggi qui), era solo un “tifoso” dell’Isis per pura fede politica. “Mi sono allontanato dalle logiche dei terroristi nel momento in cui l’Isis ha iniziato a colpire innocenti. Fino a quando il conflitto si è svolto nei confini della Siria per sconfiggere la dittatura di Assad, non escludo che io abbia patteggiato per il gruppo anti-Assad dell’Isis”, ha detto Khemiri, secondo fonti citate dal quotidiano “Il Mattino”, durante all’interrogatorio di garanzia nella casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere.

L’uomo ha risposto alle domande del giudice Gabriella Casella e del procuratore aggiunto Antonio D’Amato, indicando Nasser Hidouri (nella foto), l’imam della moschea di San Marellino, come un “uomo buono e di pace, completamente all’oscuro delle sue simpatie politiche”.

In Italia dal 2005, Khemiri sarebbe stato un punto di riferimento per i tunisini di San Marcellino. Avrebbe ammesso di aver procurato documenti e fatture false: “Ma l’ho fatto solo per aiutare due miei amici a restare in Italia, non sono un trafficante di uomini”, sarebbe stata la sua versione.

Per l’Imam di San Marcellino, Nasser Hidouri, l’uomo potrebbe essere rimasto vittima della criminalità locale che lo ha sfruttato per il mercato illecito. “Sapete che per ottenere permessi di soggiorno è sempre più complicato, il clima è pesante, molte persone hanno bisogno di lavorare. Io non giustifico il mercato illecito dei documenti – ci ha detto al telefono Nasser Hidouri – però credo che quest’uomo, che sembra sia stato anche già recluso e abbia altri precedenti per spaccio, sia stato utilizzato come distributore, non era un produttore. In questo territorio sapete che è facile cadere in questi giri”.

“Da quando ha provato ad uscire dalla dipendenza dalla droga si è molto attaccato alla moschea – racconta l’imam -. Prima dell’arresto per me era uno dei tanti ragazzi che frequentano la nostra comunità. Pregava di più, si metteva a disposizione delle persone più bisognose, qualche volta ha cucinato per gli altri, scendeva a pulire i tappeti… Abitava proprio sopra la moschea ma quell’appartamento era assolutamente indipendente, uno dei tanti alloggi occupati da musulmani qui a San Marcellino, non era il guardiano della moschea”.

Dopo l’arresto di venerdì scorso è cambiato tutto, racconta l’imam. “Dopo la preghiera ho deciso di radunare tutti i ragazzi e ho detto: sono qui, eccomi, ora fatevi conoscere di nuovo come se non vi conoscessi, e ditemi tutto”.

Un momento difficile, ammette Nasser, c’è paura e preoccupazione nella comunità islamica. E per chi, come lui, ha un ruolo di guida spirituale, è molto complicato distinguere, tra i fedeli, chi è sincero e chi si nasconde sotto i panni del devoto musulmano con altri obiettivi. “Spesso i terroristi si vestono da agnello – dichiara Nasser Hidouri – Non è facile capire cosa hanno nell’animo. La nostra moschea è frequentata da più di mille fedeli”.

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