Giappone, l’imperatore Akihito allude ad abdicazione, ma la legge non la consente

di Gabriella Ronza

Storico discorso quello dell’imperatore ottanduenne Akihito da ben 27 anni sul trono giapponese. Il sovrano ha manifestato con allusioni, in un rarissimo e atteso video messaggio alla nazione, (il secondo dopo il “richiamo all’unità” seguito al devastante sisma/tsunami dell’11 marzo 2011, alla base della crisi nucleare di Fukushima) la disponibilità alla possibile abdicazione, assurgendo motivazioni riguardanti l’età.

La particolarità della dichiarazione è tanto evidente se si considera che l’abdicazione reale non è contemplata nel codice legislativo giapponese. Akihito, infatti, nel messaggio non menziona mai direttamente l’abdicazione.

“Temo che mi sarà sempre più difficile svolgere i miei doveri come imperatore simbolico. – ha detto in un messaggio di dieci minuti in cui ha rinnovato l’invito all’unità nazionale – Sono preoccupato che le mie molte limitazioni mi impediscano di continuare ad assumere responsabilità importanti, come ho fatto fino ad ora”.

L’attuale legge imperiale non prevede l’abdicazione: l’ultimo a esercitare direttamente questo diritto fu Kokaku, nel 1882. Anche la Costituzione giapponese vieta all’imperatore di compiere gesti politici, ma pure di fare riferimenti verbali alla vita politica della nazione. Per questo, parlando per la prima volta del proprio futuro personale, Akihito ha dovuto ricorrere a un equilibrismo di allusioni, limitandosi a far capire ai giapponesi il suo desiderio di lasciare gli impegni istituzionali e affidando al parlamento l’ultima parola.

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