Turchia, militari tentano colpo di Stato. Il governo: “Golpe fallito”

di Redazione

Tentativo di golpe in corso in Turchia. L’esercito ha fatto sapere di aver “preso il potere”. Erdogan ha lasciato il Paese e, dopo il no di Berlino ad accoglierlo, il presidente turco si è diretto verso Londra.

Il Paese è diviso tra pro Erdogan e sostenitori dei golpisti: scontri a Istanbul in piazza Taksim, mentre l’esercito ha aperto il fuoco. Un ordigno è stato lanciato contro la sede del parlamento turco ad Ankara. La notizia, riportata dall’agenzia statale Anadolu, viene confermata anche da alcuni deputati presenti all’interno nella struttura.

Il ministro degli interni turco Efkan Ala ha dichiarato che il colpo di stato è stato “sventato” e i “golpisti sono stati arrestati”. Lo riporta l’agenzia Bloomberg. “La situazione è largamente sotto controllo” dopo il tentativo di golpe. Lo afferma il premier turco Binali Yildrim.

L’ufficiale Muharrem Kose, secondo quanto riporta l’agenzia turca Anadolu, sarebbe stato identificato come il regista del tentativo di colpo di Stato in atto in queste ore in Turchia. Kose era stato rimosso nel marzo scorso dallo staff dello Stato maggiore turco.

Prima di mettersi in volo, Erdogan è riuscito a lanciare il suo messaggio alla nazione, attraverso un videomessaggio con Facetime lanciato dalla Cnn turca: “Sono ancora il presidente della Turchia, resistete”, ha detto il presidente, condannando il colpo di Stato come “un atto incoraggiato da una struttura parallela. Scendete in piazza per dare una risposta al tentativo di rivolta”, ha detto Erdogan rivolgendosi ai cittadini mentre era in corso il secondo raid degli elicotteri e degli aerei militari. “Chi ha tentato questo colpo di Stato pagherà un duro prezzo, nei tribunali”, ha annunciato Erdogan, promettendo che tornerà presto ad Ankara. “Noi lo supereremo in brevissimo tempo”, ha assicurato il presidente, che sperava di approdare in Germania dove avrebbe potuto contare sul buon rapporto che è riuscito a stringere con Angela Merkel, grazie all’accordo sul blocco dei profughi siriani con l’Ue mediato dal cancelliere tedesco.

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