“Mazzette” per superare il concorso nell’Esercito: 7 arresti

di Redazione

Nell’ambito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, i finanzieri del Nucleo di Polizia tributaria hanno arrestato sette persone, che, a vario titolo, sono indagate per il reato di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, al fine di favorire illecitamente il superamento dei concorsi per il reclutamento nell’Esercito italiano.

L’indagine ha rivelato l’esistenza di un articolato e consolidato sistema di acquisizione di informazioni e atti riservati riguardanti i test di accesso, nonché di “segnalazioni” volte a favorire, sfruttando una fitta rete di relazioni, il superamento dei concorsi di volontario nell’Esercito in ferma prefissata.

Tra i destinatari dell’ordinanza cautelare figurano quattro militari, attualmente in servizio nell’Esercito, e un appartenente alla Guardia di finanza, già sottoposto ad analogo provvedimento nell’ambito di un collegato filone investigativo. Nei loro confronti sono stati disposti gli arresti domiciliari, altri due appartenenti all’Esercito Italiano sono stati sospesi per un anno, nei confronti del quinto è stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Tra gli indagati c’è un maresciallo in servizio al 17esimo reggimento Aqui di Caserta, che si occupa proprio del reclutamento delle giovani leve e dove tutta ora sono in corso perquisizioni. F.M., finito agli arresti domiciliari, è colui che, secondo l’accusa, incassava i soldi degli aspiranti militari, ma era capace di coinvolgere e contattare altre decine di persone, alcune delle quali finite nella rete della Finanza, altri invece ancora da individuare.

F.M., sempre secondo la accusa, aveva i ‘contatti giusti’ e riusciva anche a procurare le domande dei test di cultura generale. Non millantava di sapere, lui realmente conosceva quelle domande. Ne sono convinti i finanziari, coordinati dal lavoro della Procura di Napoli Nord, diretta dal procuratore capo Francesco Greco con l’aggiunto Domenico Airoma, che hanno accertato che nel 2015 la ragazza al centro dell’inchiesta (che ha obbligo di firma con il padre operaio di Santa Maria La Carità) ha passato prima il concorso come VFP1 e poi quello di VFP4. Subito dopo il test ha pagato i diecimila euro.

La cifra pattuita era più bassa, ma poi alla esito della prova è stata aumentata del 20%. Accanto a F.M., il maresciallo della Guardia di Finanza Antonio Izzo, già coinvolto a dicembre in una inchiesta simile, sempre condotta dalle Fiamme Gialle, per un giro di mazzette che avrebbero consentito di superare i test psicoattitudinali del concorso nella Gdf. In questo caso si trattava di millantato credito. L’inchiesta è tutt’ora aperta e ci sono almeno altri 50 casi al vaglio del Nucleo di Napoli.

Le indagini hanno fatto emergere il modus operandi degli indagati, i quali, secondo l’ipotesi accusatoria, abusando della loro qualifica e violando i doveri inerenti il servizio prestato nell’Amministrazione militare di appartenenza, in una specifica occasione si facevano promettere e consegnare – da un operaio residente nella provincia di Napoli – la somma di 10 mila euro in contanti, in cambio del loro intervento diretto a fornire informazioni riservate e a segnalare la figlia del medesimo nelle prove selettive relative al concorso per il reclutamento 2015 nell’Esercito Italiano. I finanzieri hanno anche iniziato perquisizioni personali e locali per ricercare elementi di prova con riferimento ad oltre 50 posizioni relative ad altrettanti aspiranti, che si sono rivolti al sodalizio per il superamento del concorso.

“Una vera associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, una organizzazione criminale che aveva come punto di riferimento un maresciallo della Esercito italiano”. Non usa mezzi termini il gip di Napoli Nord, Fabrizio Finamore, che ha accolto il lavoro del Nucleo di Polizia Tributaria di Napoli e quello del pm Ilaria Corda, firmando le sette misure cautelari. “Usavano frasi in codice e criptiche tipiche di una associazione a delinquere che aveva lo scopo di avere contatti con i familiari dei candidati che a loro si rivolgevano per ottenere soldi in cambio delle domande a per le procedure selettive e psicoattitudinali per i concorso nella Esercito”, scrive. Una ‘rete’ che era a supportata da altri militari, alcuni dei quali sono stati individuati e sono destinatari della ordinanza di questa mattina, altri invece sono in corso di identificazione.

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