Affittavano case vacanze “fantasma”: truffa da 350mila euro

di Stefania Arpaia

Milano – Inserivano in rete annunci fittizi di case vacanze inesistenti. Scoperti dalla polizia postale due fratelli milanesi sono stati denunciati e dovranno rispondere di truffa. 

Si erano specializzati nell’affitto di appartamenti durante i periodi estivi nelle più note località balneari: Rimini, Riccione, Alassio, Gallipoli, Courmayeur, Livigno e Bormio. I loro annunci erano completi di foto, informazioni, localizzazione e prezzo. Ciò che mancava però erano proprio le case che nella maggior parte dei casi non esistevano o i proprietari non erano al corrente di ciò che stesse accadendo.

I due fratelli erano riusciti a mettere su un organizzazione criminale che aveva fruttato all’incirca 350 mila euro. Almeno 600 le persone finite nella trappola in tutta Italia, oltre 250 soltanto nel capoluogo lombardo. L’indagine è partita dalle denunce di alcune famiglie che avevano locato appartamenti per le festività natalizie, ma arrivate sul posto avevano ricevuto un’amara delusione. 

L’intera indagine, svolta dalla polizia postale e delle comunicazioni di Milano, ha condotto alla scoperta di una rete di prestanome e conti correnti, e alla denuncia di 22 persone. 

Secondo quanto riferito dalle forze dell’ordine, i truffatori “spesso parlavano con un accento del Nord per sembrare più credibili”, si accordavano sull’importo e sulle modalità di pagamento della caparra necessaria a bloccare l’abitazione, fino ad un contratto di locazione fasullo che veniva inviato via mail, con tanto di documenti d’identità. Il bonifico, normalmente variava tra i 200 e i 700 euro.

L’organizzazione era struttura in tre gruppi. Il primo, formato da italiani ritenuti i capi e promotori della banda, si occupava di inserire progressivamente gli annunci sui servizi della rete, seguire le trattative telefoniche con le vittime e, infine, incassare i proventi della frode.

Il secondo, composto da romeni, si occupava di procacciare numerosi prestanome che, previo compenso, attivavano conti correnti presso istituti bancari situati nel territorio lombardo. Il terzo gruppo, infine, era composto da cittadini italiani e stranieri che, dietro un corrispettivo, si recavano presso le banche per attivare quanti più conti correnti possibili, fornendo successivamente ai promotori i codici dispositivi per i servizi di home banking e le tessere bancomat necessarie al prelievo. Per l’apertura di ogni conto corrente potevano incassare fino a 700 euro, per l’attivazione di una carta fino a 200 euro.

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