Egyptair scomparso: ritrovata in mare la scatola nera

di Emma Zampella

È stata trovata la prima delle diverse scatole nere che appartenevano all’aereo del volovolo MS804 di Egyptair scomparso dai radar nelle prime ore del 19 maggio scorso lungo la rotta Parigi-Il Cairo. Il ritrovamento è stato possibile grazia ad una nave da ricognizione idrografica “Laplace” A793 della marina militare francese ha captato un segnale proveniente dalle profondità marine del Mediterraneo.

“Il segnale di una scatola nera è stato captato dalla strumentazione della nave della marina francese Laplace”, ha indicato in un comunicato il direttore del Bea, Remi Jouty. Per riportare in superficie i due registratori contenenti i dati del volo (FDR – Flight Data Recorder) e i dialoghi dei piloti (CVR – Cockpit Voice Recorder) bisognerà attendere almeno una settimana, quando intorno al 10 giugno arriverà nell’area una seconda nave, la “John Lethbridge”, dotata di uno speciale robot sottomarino e operata dalla società internazionale Deep Ocean Search, sede alle Mauritius, con cui il ministero dell’aviazione civile del Cairo ha firmato un protocollo d’intesa il 27 maggio.

A bordo di quell’aereo di cui si sono perse le tracce lo scorso 19 maggio c’erano 66 viaggiatori, tra cui 15 cittadini francesi, i 7 membri dell’equipaggio e 3 addetti alla sicurezza.

Il reperimento della scatola nera nelle acque del Mediterraneo non risolvere per i misteri, ancora sconosciuti, della caduta dell’aereo. Quella che si sta operando in questi momenti è una vera e propria corsa contro il tempo: le scatole nere, infatti, lanciano segnali eco-sonar per circa 30 giorni dopo l’evento, poi tacciono. Il registratore vocale CVR può contenere fino a due ore di conversazione: le voci del comandante e del copilota, le comunicazioni in cabina di pilotaggio e tra la cabina e gli assistenti di volo, i rumori di fondo dell’aereo. Il FDR incamera, secondo per secondo, tutti i parametri per una durata fino a 25 ore di volo: velocità, altitudine, aumento di potenza del motore, inclinazione, variazioni di velocità o traiettoria. Questo spiega perché grazie alle scatole nere è possibile appurare le cause del 90% degli incidenti aerei.

Alle ricerche partecipano navi di Egitto, Francia, Grecia e Stati Uniti. Dal 26 maggio lo sforzo si è concentrato in circa 3 miglia marine, 5 chilometri quadrati, sulla base di un altro segnale, un “ping” emesso da un “Elt” (Emergency Locator Transmitter), un radiofaro di bordo che può essere attivato manualmente o agisce in automatico in caso di impatto per comunicare al satellite la posizione dell’aereo.

La nave Laplace è specializzata nell’individuazione e recupero di mezzi affondati. Sarà affiancata da un’altra imbarcazione in arrivo da Mauritius, nell’Oceano Indiano, con a bordo un sottomarino robotizzato in grado di scendere a tremila metri di profondità. Sono in corso accertamenti per determinare con esattezza il sito da dove provengono i segnali. Nel disastro del 19 maggio sono morte 66 persone, 15 francesi.

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