Max Pezzali: “Annoiato dal mio modo di scrivere”

di Emma Zampella

Un successo decennale quello che non ha mai abbandonato Max Pezzali, che nonostante i suoi 48anni, ha ancora voglia di reinventarsi, “e far casino”. Come? Con un album musicale completamente nuovo che, in uscita il 13 maggio, s’intitola “Astronave Max new mission 2016”, version extralarge di “Astronave Max” – uscito a giugno 2015 e certificato “Oro” per le vendite – con l’aggiunta più 2 inediti e 14 successi storici del cantautore, in versione live.

Il progetto musicale, costruito e messi in piedi con la partecipazione di Claudio Cecchetto alla produzione, è stato anticipato in radio e nei digital store dal 29 aprile – dal singolo “Due anime”, scritto insieme a Niccolò Contessa de I Cani. Un album che si preannuncia il precursore di un’estate fatta di live in giro per l’Italia. Iltour estivo, che inizierà il 29 giugno dall’Auditorium Parco della Musica di Roma, proseguirà con altre 10 date italiane: Firenze, Reggio Emilia, Padova, Pescara, Cattolica, Genova, Como, Milano-Assago, Udine e Brescia.

L’album è prodotto da Claudio Cecchetto e Pier Paolo Peroni con Davide Ferrario, e arriva in un momento di massima visibilità per Max Pezzali che dai primi di marzo si trova sotto le luci dei riflettori in qualità di giudice nella quarta edizione di “The Voice of Italy” (il talent della Rai, al fianco di Dolcenera, Emis Killa e Raffaella Carrà). Una grande soddisfazione per il cantautore che diventò famoso nel 1992 come voce degli 883 cantando l’assassinio dell’Uomo Ragno, e che durante le Blind Auditions del programma, quando i talenti dovevano decidere in quale team entrare, si è trovato letteralmente bombardato di giovani che volevano entrare nel “Team Pezzali” e che gli ripetevano: “Sono nato con le tue canzoni! Hai raccontato la mia giovinezza, le mie prime storie d’amore”.

Un progetto musicale che l’artista racconta così: “Ero annoiato dal mio modo di scrivere, avevo bisogno di un altro punto di vista. Io credo che nella musica si nasce incendiari, si diventa pompieri e poi ad una certa età ti viene voglia di fare casino di nuovo… è la senilità forse e io mi trovo in questa terza fase, mi sento come un anziano che si compra la Porsche”. E poi ancora: “Se non trovi lo stimolo però, per fare qualcosa che ti dia un brivido nuovo allora, a 50 anni, è ora di smetterla. Io ne ho 48 e quindi sono quasi arrivato. Quindi mi sono detto, se non sei soddisfatto delle cose che fai allora chiedi aiuto e solo allora riesci a sbloccarti e a fare uscire qualcosa di nuovo. Questo è l’obiettivo e voglio continuare su questa strada. Quando scrivi canzoni, a un certo punto ti viene una sorta di memoria muscolare, come se andassi a mettere le mani sempre nello stesso punto della tastiera, mi dava fastidio scrivere canzoni sempre con quell’andamento e ho cercato di cambiare, ritmica e metrica con una drum machine, ma mi mancava qualcosa che rendesse il pezzo qualcosa di più di un esperimento… e allora ho pensato perché non sentire qualcun altro che cambi il punto di vista delle cose… ho mandato a Niccolo il file e incredibilmente nel giro di pochi giorni lui me lo ha rimandato e mi ha fatto capire cosa io non avevo capito, con pochi interventi lo ha fatto diventare un altro pezzo… ci ha messo il suo punto di vista e lo ha trasformato!”.

Quanto ai contenuti Pezzali spiega come oggi la più grande difficoltà nello scrivere canzoni consista proprio nel cosa scrivere: “Oggi è difficile parlare del quotidiano nel pop perché il rap ha già fatto tanto in questo senso… loro hanno la credibilità, l’età e lo spazio metrico, uno della mia età che racconta la quotidianità suona triste, perché la sua quotidianità è triste. Bisogna inventarsi qualcosa di diverso”. E allora per il cantautore la strada è quella di recuperare una via di mezzo tra il prosaico e l’aulico, che ti permetta di raccontare brevi emozioni istantanee: “Fondamentale è utilizzare l’amore come pretesto, Neil Young diceva ‘vogliono tutti sentire parlare d’amore’ e io credo che sia inutile trincerarsi dietro un aristocratico ‘che schifo parlare d’amore’. L’amore è un utile ariete per fare arrivare altre cose intorno. Bisogna prima di tutto divertirsi con le parole, il significante è più importante del significato, le parole che usi più del messaggio. Deve sembrare che parli d’amore, ma poi devi metterci dentro anche cose che con l’amore non hanno a che fare. E’ il gioco del lavorare sul testo che mi piace di più”. E ai giovani aspiranti cantautori dice: “Non basta la voce, sarebbe opportuno che oltre a cantare i concorrenti dei talent cominciassero a comporre”.

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