La longa manus del boss Iovine dietro l’appalto Pip di Aversa: due arresti

di Redazione
Di Lauro
Grieco
Antonio Iovine

Aversa – Un imprenditore dell’agro aversano, tra il 2007 e il 2001, grazie a società di comodo, tutte riconducibili alla fazione Iovine del clan dei casalesi, riuscì ad aggiudicarsi la gara d’appalto per la realizzazione dell’area Pip di Aversa.

E’ quanto emerso dalle indagini che, venerdì mattina, hanno portato all’arresto di due persone accusate di associazione per delinquere di tipo mafioso e turbata libertà degli incanti con l’aggravante del metodo mafioso. L’operazione, coordinata dalla Procura antimafia di Napoli, è stata eseguita dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Caserta, tra il capoluogo di Terra di Lavoro e Napoli.

Dalle indagini, scaturite dalle dichiarazioni dell’ex boss Antonio Iovine, oggi collaboratore di giustizia, è emersa l’appartenenza al clan dell’imprenditore dell’agro aversano Ferdinando Di Lauro, considerato diretta espressione di Iovine, il quale, tra il 2007 e il 2011, grazie ad aderenze presso il Comune di Aversa, attraverso prestanome e imprese a lui riconducibili, riuscì ad aggiudicarsi, secondo gli investigatori, l’appalto per la realizzazione dell’area Pip, da edificare su un terreno di sua proprietà, per un valore complessivo di circa 21 milioni di euro, in realtà mai realizzato perché la procedura espropriativa necessitava di una variante al Pua, mai attuata da altra amministrazione subentrata nel 2012.

E’ emerso, tra l’altro, che l’imprenditore Andrea Grieco, napoletano, in qualità di socio di Di Lauro, col quale aveva acquistato quel terreno, in concorso con altri imprenditori avrebbe costituito società di comodo per la partecipazione alla gara d’appalto per l’area Pip, in località San Lorenzo, e l’esecuzione dei successivi lavori. Grieco avrebbe partecipato all’incanto e risultato aggiudicatario ben sapendo che la gara era stata turbata da Di Lauro per conto di Iovine.

Quest’ultimo ha riferito ai magistrati che Di Lauro era uno dei suoi “uomini di fiducia” e che, insieme al socio Grieco, aveva acquistato un lotto di terreno dell’estensione di 50mila metri quadrati, inserito nell’area Pip di Aversa, con l’obiettivo successivo di modificare il piano regolatore del Comune, facendo transitare lo stesso lotto da zona Pip a zona edificabile. Non riuscendo in tale intento, poiché la cosa avrebbe determinato a carico degli autori conseguenze penali, gli indagati avrebbero spostato l’interesse sul bando di gara indetto dal Comune per la realizzazione, in quella stessa zona, dell’area Pip.

La gara fu inizialmente aggiudicata all’imprenditore Michele Russo di Aversa ma, dopo essere stato avvicinato da Iovine, allora latitante, fu indotto a rinunciare.

Di Lauro, su disposizione di Iovine, costituì una società per partecipare alla nuova gara che sarebbe stata indetta dal Comune di Aversa, con l’intento di aggiudicarsi l’intera opera per la realizzazione degli immobili dell’area Pip, per un ammontare complessivo di 25 milioni di euro.

La gara fu aggiudicata alla “G&D prefabbricati” – della quale Gennaro Pitocchi, ingegnere, lasciato l’incarico pubblico nell’area tecnica del Comune di Aversa, era divenuto progettista delegato – di Enzo Di Federico (indagato), altro imprenditore nel frattempo ritenuto avvicinatosi a Di Lauro e, di conseguenza, a Iovine, fra l’altro unica società che aveva partecipato alla gara.

Il gip ha ritenuto che Di Lauro sarebbe intervenuto con quei funzionari “disponibili” del Comune per intervenire nelle fasi della lunga procedura d’appalto.

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