Castel Volturno, commemorato l’imprenditore-coraggio Domenico Noviello

di Redazione

Castel Volturno (Caserta) – Domenico Noviello, imprenditore di Castel Volturno, venne assassinato il 16 maggio del 2008 dal “gruppo di fuoco” del clan dei casalesi guidato da Giuseppe Setola.

La sua “colpa” fu quella di essersi rifiutato di pagare il pizzo alla camorra. Noviello aveva contribuito all’arresto di almeno cinque persone coinvolte in estorsioni, minacce e agguati ai danni di molti imprenditori, magistrati e giornalisti tra cui anche Roberto Saviano.

La Federazione nazionale Antiracket e Antiusura Italiane ha voluto ricordare il suo impegno durante un appuntamento che si è tenuto nella piazzetta Domenico Noviello, nella località Baia Verde di Castel Volturno, dove il sindaco Dimitri Russo, Tano Grasso, presidente onorario della Fai, Santi Giuffrè, commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura, e Rosy Bindi, presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, hanno commemorato l’imprenditore casertano nel luogo dell’omicidio.

Subito dopo, al dibattito pubblico organizzato nel giardino di una villa confiscata alla camorra, hanno partecipato anche tanti giovani studenti, autorità civili e militari e la famiglia dell’imprenditore.

Obiettivo fare memoria e proporre una riflessione sul significato della scelta di Noviello di opporsi alle richieste estorsive, come ha spiegato il presidente della commissione antimafia Rosy Bindi, che poi ha commentato le recenti inchieste della Dda di Napoli che hanno coinvolto, tra gli altri, l’ex presidente del Pd campano nonché consigliere regionale Stefano Graziano e l’ex sindaco di Marcianise Filippo Fecondo, entrambi indagati per concorso esterno in associazione mafiosa: “I partiti non devono accettare i voti della camorra”, ha detto Bindi (leggi qui).

Da parte sua, il sindaco Russo ha avanzato alla presidente Bindi la proposta di abolire la cabina chiusa quando si vota, lasciando l’elettore semplicemente di spalle al pubblico, così da evitare che si possa fotografare la scheda (prova, questa, che i candidati della camorra pretendono) e consentire, comunque, il rispetto della segretezza del voto.

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