Acqua in Campania, esposto del M5S su debito Gori

di Redazione

Napoli – Il gruppo regionale del M5S ha presentato un esposto alla Corte dei Conti contro la Regione Campania per danno erariale. L’iniziativa, annunciata nei giorni scorsi e preceduta da analisi e audizioni della Commissione Trasparenza (presieduta dalla pentastellata Valeria Ciarambino) è stata illustrata questa mattina alla stampa dai consiglieri regionali e dal deputato Luigi Gallo.

Per i pentastellati si configura il danno erariale per il mancato recupero di 92 milioni di euro che la Gori, ente gestore del servizio idrico dell’Ato 3 (che comprende i Comuni del Vesuviano), ha accumulato tra il 2013 e il 2014.

Il capogruppo Tommaso Malerba ha ricostruito le iniziative messe in campo dalla scorsa estate rispetto al debito della Gori, “con mozioni, interrogazioni e audizioni in Commisisone” accusando la “Regione di non aver fatto molto per recuperare questi crediti”.

L’iniziativa del M5S rientra nell’ambito della battaglia per l’acqua pubblica, uno dei cavalli di battaglia del movimento. Il primo passo di questa battaglia è stato, nell’agosto scorso, una mozione con la quale chiedere alla Gori il pagamento dell’intero debito, pena la messa in liquidazione.

Successivamente, ha ricordato la consigliera Muscarà, “abbiamo presentato un’interrogazione al vicepresidente Bonavitacola” a fronte della quale la giunta aveva assicurato di “provvedere, con una diffida formale, a intimare il pagamento del debito entro 30 giorni pena la riscossione coatta” ma, finora “Gori non ha versato un solo euro nelle casse regionali”.

Dal canto suo Ciarambino ha ricordato che nel corso dell’audizione del presidente di Gori, Amedeo Laboccetta, era venuta fuori l’ipotesi di una rateizzazione del debito “come se non bastasse lo ‘sconto’ concesso dalla Giunta Caldoro di 70 milioni per debiti antecedenti al 2013 e che superano i 290 milioni di euro”.

Obiettivo del gruppo sarà quello di portare la questione sia in Commissione che in Consiglio. Mentre il deputato Gallo ha assicurato il proprio impegno per fare arrivare la vicenda anche sui tavoli nazionali. “Chiediamo il ritiro del decreto Madia perché reintroduce il profitto nell’acqua – ha sottolineato il parlamentare – proprio quello a cui 27 milioni di cittadini italiani, nel referendum del 2011, hanno detto di no”.

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