Stefano Accorsi al cinema “Veloce come il vento”

di Emma Zampella

È stata già definita una delle interpretazioni migliori dell’attore che nel ruolo di Loris dice di essersi sentito libero, nonostante tutto: Stefano Accorsi al cinema in “Veloce come il vento”.

Nel film di Matteo Rovere (il 4 aprile al Bifest di Bari, dal 7 in sala) Accorsi, denti marci, fisico smagrito, sguardo sperduto, è il fratello della pilota Giulia (l’ottima Matilda De Angelis) che torna in famiglia dopo la morte del padre. Per salvare casa e azienda i fratelli devono unirsi e vincere il campionato Gran Turismo. “Sapevamo di dover spingere, senza accontentarci della figurina. Abbiamo fatto incontri e letture, lavorato sul dimagrimento, capelli, denti, tatuaggi. Poi siamo stati tutti in ritiro per provare le scene clou, e guidato macchine nei circuiti di tutta Italia. Una preparazione lunga e coinvolgente”, dice Accorsi descrivendo il suo personaggio e la preparazione per interpretarlo al meglio.

Un film che ha fatto riscoprire all’attore il piacere della recitazione in dialetto: “Il copione all’inizio non lo prevedeva. Ma l’emiliano romagnolo è la lingua dei motori, i team sono molti. Recitare nella mia lingua ha a che fare con le mie radici, mi risveglia emozioni profonde. Poi il personaggio si è fatto strada anche sul set, l’intercalare “vacca boia” l’ho preso da qualche circuito. A Vallelunga andavo in giro come Loris e non solo la gente non mi riconosceva, ma mi stava anche alla larga. La maschera di Loris mi ha permesso di essere invisibile come attore, mi ha liberato”.

“È stato un film rischioso: gli unici effetti speciali sono le macchine e chi le guida – ammette l’attore –  Quando giri in modo artigianale senti il rischio e si vede nel film. Poi ci siamo fatti un po’ male. Ma ci sta. Dietro c’è un film su una famiglia che si ricompone. È un esperimento: i film sulle corse li fanno gli americani, i francesi, con altri budget. Noi abbiamo potuto solo grazie all’appoggio di tutti i team del campionato Gt. Nei giorni feriali giravamo le altre scene, nel weekend eravamo al circuito, per girare in pista”.

‘Veloce come il vento’ di Matteo Rovere apre le porte sul mondo delle auto da corsa. “Un mondo avventuroso con delle regole specifiche”, sottolinea il regista, che “in realtà è una scatola narrativa per raccontare l’affetto tra due fratelli che si ritrovano e ritrovano il senso del loro stare insieme attraverso una grande avventura fatta di motori, inseguimenti, gare e incidenti”. “È raro imbattersi in copioni di questo tipo, con un livello di scrittura così preciso. Copioni in grado di mescolare una struttura di genere e storie così profondamente umane, con dinamiche particolari certo, ma comunque non lontane dalla quotidianità di molti rapporti familiari”. Stefano Accorsi è Loris De Martino nel terzo lungometraggio del regista romano, classe ’82, prodotto da Fandango e Rai Cinema, che 01 distribution porterà nelle sale il 7 aprile in oltre 300 copie (con anteprima al Bif&st di Bari il 4 aprile).

Un personaggio insolito, di sicuro tra i più iconici finora interpretati da Accorsi sul grande schermo: per dargli vita ha perso 11 chili, ha messo per giorni la sveglia alle 3 di mattina per sembrare più emaciato, oltre a farsi crescere i capelli. Ex pilota di rally, tossicodipendente, Loris trascina la propria esistenza dentro una roulotte buttata nella campagna romagnola. Lontano da dieci anni, si rifà vivo alla morte del padre, con compagna al seguito (Roberta Mattei), deciso a ristabilirsi nella casa dove ormai vivono la sorella diciassettenne Giulia (Matilda De Angelis) e il fratellino che non aveva mai conosciuto, il taciturno e perennemente triste Nico (Giulio Pugnaghi). Superate a fatica le inevitabili ostilità, Giulia – promettente pilota della categoria GT rimasta orfana non solo di un padre ma anche di una guida sulla pista – decide di affidarsi a Loris per affrontare le ultime gare del campionato.

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