Referendum Trivelle, votate secondo coscienza ma…votate!

di Antonio Arduino

Domenica 17 aprile si vota per il referendum cosiddetto “sulle trivelle”. Gli Italiani dovranno decidere se i permessi per estrarre idrocarburi in mare, entro 12 miglia dalla costa, cioè più o meno a 20 chilometri da terra, debbano durare fino all’esaurimento del giacimento, come avviene attualmente, oppure fino al termine della concessione. Dicendo Sì si permetterà che l’estrazione continui ma solo fino al termine della concessione indipendentemente dal fatto che l’operazione esaurisca o meno il giacimento, dicendo No si permetterà che la concessione venga rinnovata per il tempo necessario ad esaurire il giacimento.

Una consultazione importante, alla quale tutti gli italiani dovrebbero partecipare seguendo il dettato del barone Pierre de Coubertin che nel 1894 coniò il motto “L’importante non è vincere ma partecipare. La cosa essenziale non è la vittoria ma la certezza di essersi battuti bene”. Un motto che Matteo Renzi ha rottamato, sostituendolo con il detto “per vincere bisogna non partecipare” e in questa ottica ha suggerito, anzi ha ordinato agli italiani  di non partecipare al referendum che si svolgerà oggi affinché non raggiungendo il quoziente del 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto la consultazione popolare sia nulla, malgrado l’averla organizzata costerà  agli italiani 300 milioni di euro (tanto, pagano gli italiani) che si potevano  risparmiare accorpando  il referendum al voto amministrativo.

Una scelta che sarebbe stata in linea con la revisione della spesa promossa dal Governo ma che avrebbe consentito il raggiungimento del quoziente necessario a renderlo valido, cosa non gradita al premier. Così meglio ordinare di non recarsi alle urne e vincere per abbandono, permettendo il mantenimento di una norma che ben nove regioni italiane (sette delle quali a guida Pd) hanno chiesto di cancellare, considerandola dannosa per l’economia, l’ambiente e la vivibilità dei loro territori.

Ma è un fatto poco significativo per Renzi che ha ceduto, senza passare per il Parlamento, alla Francia una parte pescosa del mare della Sardegna ottenendo in cambio una parte del mare della costa ligure francese in cui far piantare le trivelle per l’estrazione del petrolio.

Da ricordare che quel petrolio poi viene venduto all’Italia al medesimo prezzo che pagherebbe l’Italia se lo acquistasse dai paesi arabi, quindi senza alcun tipo di sconto. Quanto ai posti i lavoro che andrebbero perduti Renzi omette di dire che le nazionali che trivellano hanno quasi completamente manodopera non italiana.

Dunque, l’Italia subisce il danno e la beffa e le nove Regioni direttamente interessate alla questione lo hanno così ben capito da chiedere un referendum abrogativo. Da qui la necessita di partecipare alla consultazione di domenica, innanzitutto per renderla valida e poi per votare secondo coscienza non secondo l’indicazione di un partito che stando a quanto accaduto negli ultimo dieci giorni sembra essere interessato più agli interessi dei petrolieri che a quello degli italiani.

Solo così il popolo potrà partecipare ad una scelta destinata a incidere nel bene e nel male sulla vita anche delle generazioni future.

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