Panama Papers, lo scandalo internazionale dei paradisi fiscali

di Stefania Arpaia

Panama – E’ scandalo in seguito al Panama Papers che ha svelato i nomi dei numerosi personaggi, anche di fama internazionale, che si sono rifugiati nel paradiso fiscale dell’omonimo Paese.

Si tratta di un’inchiesta collettiva durata oltre un anno, di cui si è avuta notizia nel tardo pomeriggio della scorsa domenica e i cui documenti non sono ancora stati diffusi. “Li pubblicheremo in maggio”, ha promesso l’International Consortium of Investigative Journalists.

La ricerca sarebbe partita dal tedesco Suddeutsche Zeitung che ha avuto i documenti per primo e poi ha deciso di condividerli con oltre 500 giornalisti di oltre 100 media companies. 

L’inchiesta in questione avrebbe una portata ancora maggiore di quella di Wikileaks, dato l’elevato numero di persone coinvolte.

“Vi diciamo cosa abbiamo visto ma non vi mostriamo la pistola fumante”, hanno fatto sapere i giornalisti di Suddeutsche Zeitung. Chiaramente questa linea può essere dettata dal desiderio e dalla scrupolosità di voler verificare ulteriormente quanto scoperto.

Nel frattempo, il governo di Panama ha fatto sapere di essere disposto a collaborare per garantire al meglio la trasparenza di ciò che è accaduto. “Il governo – si legge in una nota della Presidenza – conduce una politica di tolleranza zero rispetto ad ogni aspetto del sistema legale o finanziario che non abbia alti livelli di trasparenza. Si coopererà con forza su qualsiasi richiesta o assistenza che sarà necessaria nel caso in cui si arrivasse ad un procedimento giudiziario”.

La Presidenza ricorda quindi che, “nell’ambito dell’attuazione della supervisione e del contrasto alle attività illecite, sono state approvate sette nuove leggi che comprendono nuovi reati, così come la regolamentazione dei settori finanziari non tradizionali, come le società di avvocati e le attività immobiliari, al fine di accrescere la trasparenza e combattere l’uso inadeguato del nostro centro finanziario”.

Nelle liste dei Panama Papers compaiono: nomi importanti della politica russa tra cui la moglie del portavoce di Putin Dmitri Peskov, Tatiana Navka, il figlio del ministro per lo Sviluppo Economico Alexei Ulyukayev, l’ex moglie del vice sindaco di Mosca Maxim Liksutov, il nipote del segretario del Consiglio di Sicurezza della Russia Nikolai Patrushev, il figlio del vice ministro dell’Interno Igor Zubov nonchè governatori e deputati. Coinvolti anche il presidente ucraino Petro Poroshenko, il regista spagnolo Pedro Almodovar e suo fratello Agustin; i vertici della Secom, il gruppo leader al mondo della sorveglianza privata e commerciale; l’attaccante Leo Messi, Michel Platini e molti altri.

Tra i nomi italiani spiccano invece quelli di Luca Cordero di Montezemolo, presidente di Alitalia; quello dell’ex pilota di F1 Jarno Trulli, di Oscar Rovelli, uno dei figli di Nino Rovelli della Sir, e Giuseppe Donaldo Nicosia, imprenditore pubblicitario socio di Marcello Dell’Utri in una società sotto processo a Milano e latitante per una truffa milionaria.

Secondo L’Espresso, che ha pubblicato la notizia in Italia, si chiama Lenville overseas e ha sede a Panama la società che proietta il nome di Montezemolo.

Secondo fonti giornalistiche, l’inchiesta riguarda 11,5 milioni di documenti che testimoniano i meccanismi messi in atto da clienti di tutto il mondo per creare società “opache” in paradisi fiscali, all’interno delle quali mettere al riparo dal fisco immense fortune.

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