Marco Mengoni, “le parole in circolo” a Torino

di Emma Zampella

Il cerchio si chiude con un tour che, a sua volta, apre il mondo dei live: Marco Mengoni e le sue parole in circolo fanno il tutto esaurito al Pala Alpitour di Torino. Il cantautore italiano, iniziato al successo dopo la sua partecipazione a “X Factor”, chiude il suo esperimento di playlist aperta con uno show di più di due ore, fatto di arrangiamenti nuovi e di un impianto tecnologico spettacolare. “Il live permette di fare uscire tutta la creatività – spiega lui – Questo è il primo spettacolo che mi ha impegnato tanto da non pensare al futuro”.

Seconda parte per un tour iniziato di fatto nel 2015 e che vedrà la sua conclusione a dicembre, con tanto di segmento internazionale con date in tutta Europa, dopo alcuni festival estivi. Ma se quello è il futuro prossimo, il presente sono quindici appuntamenti su e giù per l’Italia fino al 22 maggio (con doppia chiusura all’Arena di Verona), già tutti esauriti, per uno show interattivo e tecnologicamente avanzato. “Sento di essere cresciuto e maturato. Ho iniziato a lavorare su questo tour già da quello precedente – spiega Marco -Questo show è una maratona. Anzi, l’ho definito un concerto triathlon perché è un susseguirsi di qualsiasi cosa”.

Un palco quello di Mengoni essenziale ma tecnologico, ricercatamente genuino, un po’ come lui, dal quale sono stati intonati brani su cui sono stati fondati il successo e l’amore per il pubblico, da un iniziale “Ti voglio bene veramente a “Pronto a correre”. “Il palco era nato con meno “spostamenti” – sottolinea lui nel commentare la scelta del doppio stage – ma a un certo punto sentivo il bisogno di essere sempre più vicino al pubblico. Ho voluto così creare un secondo palco per essere al centro della gente”.Due maxi schermi scivolano sopra la platea con Marco al seguito, che vola sul pubblico per raggiungere un palchetto al centro del parterre, con gli schermi che si piegano sulla sua testa a formare una scenografia nuova.

La scaletta è ampiamente strutturata sugli ultimi due lavori, con qualche incursione nel primo “Solo 2.0” e con un’unica cover, “Freedom” di Pharrell William, dove Mengoni retrocede a ruolo di corista mentre le protagoniste diventano le vocalist Yvonne Park e Barbara Comi. “Scalette sempre più difficili da mettere insieme – dice lui -. Ho semplicemente messo insieme i pezzi che istintivamente sentivo più giusti per questo tour”.

I pezzi che sentiva più giusti ma che comunque sono passati sotto la sua insaziabile voglia di continua evoluzione. E così anche brani recentissimi, come “Parole in circolo”, sono stati riarrangiati in maniera decisa. Anche perché ad accompagnare il cantante c’è un gruppo nutrito e duttile, in grado di passare dal pop elettronico alle atmosfere spagnoleggianti di “Solo”, con il trio di fiati e la chitarra di Peter Cornacchia sugli scudi. Ma anche di dare vita a una parentesi funky decisamente torrida dove spiccano “I Got The Fear” e “Una parola”, anticipata da un intro elettronificata di “I Feel Love” di Donna Summer e interpolata da accenni di “Billie Jean” di Michael Jackson.

A seguire, poi, “Esseri umani –  introdotta da un discorso sui diritti e sulla famiglia, nel quale Mengoni afferma di credere “in una famiglia che ti accoglie, non ti giudica e si prende cura di te: questa è l’unica definizione che conosco” –  “Solo due satelliti” (nuovo singolo e video), “L’essenziale”, tra i momenti di maggior coinvolgimento del pubblico, e “La valle dei re”, scritta per lui da Cesare Cremonini, che chiude il set ufficiale. Il gran finale? Un fortissimo “Guerriero” che lascia l’amaro in bocca a chi voleva ancora cibarsi della sua musica. L’entusiasmo è tale che c’è tempo anche per una “Kiss” improvvisata, per omaggiare Prince e regalare qualche momento in più al pubblico. Pronto per gli stadi dunque? “C’è tempo – frena lui -. Sono ancora troppo giovane”.

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