Camorra e usura tra Marcianise e Capodrise: 6 arresti e dieci indagati

di Redazione

Operazione antimafia nei comuni casertani di Marcianise e Capodrise da parte della Guardia di finanza della compagnia diretta dal capitano Davide Giangiorgi. Il blitz, coordinato dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, ha portato a sei arresti e una serie di perquisizioni nelle due cittadine alle porte del capoluogo.

I finanzieri sono entrati in azione nel pomeriggio di domenica, mentre erano in corso le consultazioni per le primarie del centrosinistra di Capodrise. Diverse le perquisizioni eseguite, sia in casa dei sei destinatari della misura cautelare che nei confronti di alcuni loro familiari.

Le sei persone colpite dalla misura di custodia cautelare emessa dal gip sono gravemente indiziati di aver partecipato, a vario titolo, al clan Belforte (detti “Mazzacane”), ponendo in essere, in modo continuativo, fatti di usura, estorsione, riciclaggio, abusivismo finanziario, trasferimento fraudolento di valori, con l’aggravante dell’utilizzazione del metodo mafioso. Dietro l’inchiesta, ancora una volta, ci sarebbero le dichiarazioni dell’ex capoclan di Marcianise, Salvatore Belforte.

Nell’operazione sono finiti in carcere: Roberto Trombetta, 52 anni, padre dell’ex consigliere comunale Danila, l’imprenditore Eremigio Musone, 43 anni, figlio di Vittorio, di Capodrise; Maddalena Delli Paoli, 45 anni, e Simmaco Zarrillo, 24, di Capodrise, moglie e figlio di Francesco Zarrillo.

Ai domiciliari Roberto Piccolella, 40 anni, di Caserta; e Francesco Tammaro, 54, di Napoli. Altre dieci persone sono indagate a piede libero. Molti di loro rispondono anche dell’accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso.

In particolare, le investigazioni hanno dato riscontro a diverse dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia, portando alla luce l’esistenza di un’intensa attività usuraia perpetrata in modo sistematico e quotidiano attraverso continue richieste di denaro in danno delle numerose vittime.

Le pressioni esercitate sulle persone offese, soggette a gravi e frequenti atti di intimidazione, le ponevano in una condizione di paura e totale soggezione. A causa del timore di subire gravi ritorsioni, gli imprenditori usurati, a fronte dei prestiti ricevuti, dovevano corrispondere interessi elevatissimi in una spirale perversa che li ha portati in una situazione di grave dissesto finanziario e sul ciglio del fallimento.

Le vittime, seppur inizialmente reticenti perché costrette al silenzio, a seguito delle indagini svolte dalla Fiamme Gialle, poste di fronte ai fatti, hanno confessato di essere da decenni vittime degli appartenenti al clan camorristico.

Sulla base dei dati raccolti, è stato quindi dettagliatamente ricostruito il “giro d’affari” della consorteria criminosa e, attraverso un puntuale esame della documentazione bancaria, sono stati determinati gli interessi usurai applicati, che, in alcuni casi, hanno superato la soglia del 120%.

L’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del Tribunale di Napoli, ricostruisce le vicissitudini criminali del clan “Belforte”, operante in Marcianise e nei paesi limitrofi. Le dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia, oggetto di plurimi provvedimenti giudiziari, sono conformi nel ritenere che i “Mazzacane” gestiscono le estorsioni ai danni di imprenditori e commercianti locali, controllano il traffico di stupefacenti, si infiltrano nelle attività imprenditoriali, o costituiscono vere e proprie società con imprenditori compiacenti.

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