Primarie Aversa, il vincitore è davvero il candidato sindaco di tutto il centrosinistra?

di Antonio Arduino

Aversa – Confrontando il risultato delle primarie del centrosinistra che hanno portato al voto 4307 cittadini, consegnando la vittoria a Marco Villano del Pd con 2591 preferenze, contro le 1657 di Luigi Menditto, esponente dell’Udc, sostenuto dalle quattro liste della Federazione di Centro, con il dato delle amministrative del 2012 in cui il centrosinistra ottenne 5116 voti, 1889 dei quali furono del Pd, con Villano che incassò 531 preferenze, c’è chi è convinto che sia giunto il momento del cambio di guardia nella casa comunale dove il centrodestra sarà inevitabilmente sostituito dal centrosinistra. Tanto convinto da fare affermare all’onorevole Graziano: “Sfrattiamo il dannoso centrodestra”.

Parole che probabilmente verranno smentite dai fatti perché basta analizzare i dati delle primarie per rendersi conto che al voto, indetto per individuare il candidato sindaco del centrosinistra, il centrosinistra (o meglio il centrosinistra che non è Pd) non ha partecipato. Cosicché, di fatto, quelle messe in cantiere il 6 marzo erano solo le primarie del Partito Democratico che presentava il suo unico candidato contrapponendolo ad un candidato di centro, ex centrodestra, presente solo perché a livello regionale il suo partito appoggia il governo De Luca, sostenuto da quattro liste di centro.

Considerando che chi è al “centro” spesso lo fa per potersi poi regolare sulla base degli umori del momento politico e che altre formazioni di sinistra non erano presenti, dire che le primarie hanno indicato il candidato sindaco del centrosinistra sembra essere un eccesso di ottimismo.

Quanto al risultato numerico, bisogna ricordare che il regolamento della competizione ha dato accesso al voto a chiunque, italiano o non, residente ad Aversa, avesse compiuto i 16 anni di età, a condizione che dichiarasse di essere sostenitore o elettore della coalizione di centrosinistra e di riconoscersi nella sua proposta politica programmatica sottoscrivendo una apposita dichiarazione priva di valore legale. Questo ha, di fatto, permesso di esprimere la preferenza per uno dei due candidati anche a chi non avrà diritto al voto amministrativo di giugno facendo aumentare il numero dei votanti.

Un’operazione promozionale finalizzata a dare la sensazione di crescita di un partito, il Pd, che per vincere non può contare solo sull’effetto Renzi che, a livello nazionale, sta mostrando segni di cedimento sia al suo interno che nell’elettorato, per molta parte deluso dal risultato della cosiddetta “rottamazione” posta in essere dal premier. Almeno questa è la sensazione.

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