Festival di Berlino, Orso d’Oro all’Italia di “Fuocoammare”

di Gaetano Bencivenga

La 66esima edizione del festival del Cinema di Berlino si è conclusa nel migliore dei modi per i colori italiani. La giuria internazionale, condotta con garbo ed equilibrio dalla star americana Meryl Streep, coadiuvata da presenze prevalentemente femminili, tra le quali la nostra Alba Rohrwacher, ha, infatti, assegnato l’Orso d’Oro per il miglior film al documentario “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi, già trionfatore tre anni orsono alla Mostra di Venezia con il sorprendente “Sacro Gra”.

Stavolta Rosi si è impegnato, per oltre un anno di lavorazione sul posto, a raccontare in maniera forte e realistica il dramma dell’immigrazione a Lampedusa, concentrandosi anche sulle storie di personaggi locali, le cui esistenze umili vengono ad intrecciarsi con quelle tribolate dei tanti migranti approdati sulla splendida isola siciliana, diventata, in tempi recenti, drammatico crocevia di destini allo sbando.  La Streep stessa si è detta molto colpita dalle immagini dell’unica pellicola tricolore in competizione definendola “eccitante e originale” capace di mettere insieme “arte e politica e tante sfumature”.

Insomma, un verdetto atteso che ha messo d’accordo pubblico e critica e fonte di vanto per la cultura cinematografica italica, che ritorna nel gotha della Settima Arte planetaria, a due anni di distanza dal celebrato “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino, grazie a un’opera essenziale, estrema e di deciso impegno sociale.

Gran Premio dei giurati al bosniaco Danis Tanovic, autore di “Morte a Sarajevo”, che riporta sotto i riflettori i postumi della tragedia, mai sopita, della guerra nella ex Jugoslavia.

Orso d’Argento per la regia alla francese Mia HansenLove per l’intimista “L’Avenir”, mentre i migliori attori della prestigiosa rassegna tedesca sono stati decretati la danese Trine Dyrholm, donna in crisi nell’autobiografico “The Commune” di Thomas Vinterberg e il tunisino Mohamed Ben Attia, protagonista e regista di “Hedi”, accorato ritratto della Primavera araba in uno dei paesi del Maghreb alla ricerca di una svolta autenticamente democratica.

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