Piazza Castello, il sindaco Pagano: “Un parroco affascinato dal potere”

di Redazione

Casaluce – La polemica su piazza Castello sfocia in un duro scontro tra il sindaco Rany Pagano e il parroco don Michele Verolla.

In una lunga lettera aperta alla cittadinanza, che pubblichiamo a seguire, il primo cittadino lancia accuse ben precise nei riguardi del sacerdote.

“Caro don Michele Verolla”, avrei voluto cominciare così questa lettera aperta ad un sacerdote di Casaluce ma non lo farò. Cadrei nell’ipocrisia, visto che, sebbene per educazione e natura sia abituato ad avere rispetto delle persone, soprattutto se queste indossano un abito che dovrebbe essere rappresentativo del messaggio cristiano, questo don Michele non mi è affatto “caro”.

E allora inizio la lettera con il distacco che il destinatario merita. Don Michele, lei è parroco di Casaluce e ritengo che i fedeli debbano essere informati delle accuse, delle bugie e delle cattiverie che ha rivolto, dalla sua bacheca Facebook, all’indirizzo del sindaco e dell’amministrazione.

Facciamo subito chiarezza:

1) I lavori di Piazza Castello, che lei, oggi, critica tanto, sono stati progettati, concordati ed eseguiti con i pareri della Sovrintendenza di Caserta e sotto la sua attenta visione. O ha per caso dimenticato quando proprio lei chiedeva al direttore dei lavori, l’architetto D’Angiolella (disponibile al confronto con lei) o all’impresa (disponibile al confronto con lei): “Per favore una fontana qua, una luce là”. E come mai solo oggi tanto sdegno per i dissuasori di cui già sapeva da sempre?

2) Dire la verità sui CENTOMILA euro che noi cittadini, dico NOI, abbiamo dato a lei per la chiesa (da noi tanto amata) sarebbe stato un atto dovuto. Invece ha detto che, grazie a lei, al Ministero e attraverso un protocollo di intesa con gli allora Commissari Prefettizi, sono arrivati i soldi per il restauro del Santuario. Dovrebbe dire la verità don Michele, e cioè che quei soldi, di NOI Casalucesi, sarebbero stati finanziabili solo se ci fossero state entrate sufficienti dai proventi Bucalossi. Abbiamo tolto quei CENTOMILA euro dalle nostre tasche solo per la nostra amata Chiesa. Ricordi pure al nostro popolo che CINQUANTAMILA euro li ha elargiti la Giunta Comunale appena eletta nel 2009, quella guidata proprio da me;

3) Ha mai informato don Michele i suoi fedeli della richiesta che le avanzai già nel 2009, circa il recupero del fossato del castello per farne, insieme a lei, un’area di collegamento con via Vittorio Emanuele, un parco giochi per bimbi ed un parcheggio? Ha mai spiegato perché ha opposto un netto rifiuto? Io la risposta oggi ce l’ho: l’interesse del privato nella sua arrogante mentalità prevale su quello del pubblico;

4) Lei, don Michele, si vanta di usare il castello ed il chiostro per interesse pubblico. Dica pure a chi lo fa usare (IMPROPRIAMENTE), perché il vero proprietario è l’Istituto per il Sostentamento del Clero di Aversa. Quando è stato richiesto da qualche associazione ha detto no, perchè era inagibile, e dall’alto del suo rispetto per la Legalità ha utilizzato impropriamente il suo POTERE! Quel POTERE da cui lei è tanto affascinato, a differenza di preti che ogni giorno fanno il proprio dovere, senza strumentalizzare la propria posizione. Ha scritto su Facebook che l’area pedonale di Piazza Castello è “un atto di arroganza camorristica e sopruso mafioso” e che “la gente dovrebbe far sentire forte la propria voce contro chi sta usando questo regime dittatoriale”. Se le sue parole non fossero così gravi, ci sarebbe da ridere.

La sa una cosa don Michele? Il giorno 12 febbraio 2016 ho compiuto un altro “atto camorristico”: la Giunta Comunale di Casaluce, in tale data, ha posto in essere le procedure di esproprio del fossato del castello affinché questo finalmente diventi bene collettivo e non resti bene privato al suo esclusivo servizio.

Fa sorridere che la realizzazione di un’area pedonale, segno di civiltà, venga etichettata come “atto camorristico”. Per fortuna, avendo agito nella trasparenza e nel rispetto dei cittadini, io di questi atti che definisce barbaramente “camorristici” posso andare fiero. Vorrei sapere lei in questa storia invece di cosa può essere fiero. Non si nasconda dietro l’abito religioso don Michele! Si domandi onestamente se ricopre in maniera opportuna il suo ruolo. Prenda esempio dai preti che, con sacrificio e passione, conducono battaglie civili di affermazione della legalità e della democrazia; prenda esempio da quelli che non strumentalizzano un abito per attacchi politici di bassa lega. Dissentire, avere opinioni diverse, combattere affinché le proprie idee vengano proposte ed attuate, nella logica democratica, è ben altro da ciò che ha fatto lei.

Prenda esempio, don Michele, dai parroci che fanno del proprio mandato divino lo strumento per il bene della collettività; prenda esempio dai parroci che rendicontano i proventi (i soldi) delle offerte ricevute e che non accettano (nel caso ci fossero) quelli provenienti da gente di malaffare; prenda esempio dai parroci che promuovono attività sociali, da quelli che aggregano e non seminano zizzania, da quelli che combattono in prima fila contro la camorra e non affermano, così come ha più volte fatto lei, “nun laggia fatt bon i cammurrist i frignan mo a facc bon a chist”.

I camorristi, ricordi bene don Michele, si denunciano, così come si combattono. Ma lei agisce diversamente don Michele: si figuri, lei che dovrebbe essere portatore della Buona Novella, è addirittura solito imprecare contro le persone, come varie fonti certe testimoniano.

Prenda esempio dai parroci che onorano la propria missione. Magari ispirandosi a modelli positivi, capirà quanto sia grave la perseveranza nel peccato e sentirà di chiedere perdono. Non a me si figuri, non mi interessa, ma ai cittadini che in lei hanno un punto di riferimento.

Avrei dovuto querelarla per le infamie gravissime riportate contro di me, ma mi sono risparmiato la condizione di renderla agnello sacrificale. Di certo avrebbe strumentalizzato ancora una volta i fatti distorcendoli per piegarli al suo interesse. Invece con questa lettera ho colto l’occasione per rendere tributo alla verità e appellarmi alla sua coscienza, sperando che possa un giorno essere riferimento di correttezza ed onestà per i cittadini di Casaluce.

Con la stima che le è dovuta.

Nazzaro Pagano

Sindaco di Casaluce

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