Voto di scambio, Il Fatto: “Nicola Caputo indagato”. Lui: “Solo fango”

di Redazione

Il Fatto Quotidiano torna oggi sull’inchiesta sull’infiltrazione della camorra negli appalti a Villa di Briano, nel Casertano, che lo scorso luglio all’arresto di sette persone, tra cui un funzionario dell’ufficio tecnico del Comune, Nicola Magliulo, fratello del sindaco Dionigi Magliulo (indagato).

L’inchiesta, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, vede gli indagati accusati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, turbativa d’asta, abuso d’ufficio, estorsione, truffa, incendio doloso, corruzione, concussione, peculato, con l’aggravante del metodo mafioso.

Coinvolti anche imprenditori e pubblici amministratori di Villa di Briano. Secondo l’accusa, Nicola Magliulo, fratello del sindaco, avrebbe fornito notizie in anticipo sugli appalti e fatto in modo che i mandati di pagamento venissero subito liquidati. Indagato, in stato di libertà, anche il primo cittadino.

Tra gli indagati risulterebbe anche l’europarlamentare del Partito Democratico Nicola Caputo, all’epoca dei fatti consigliere regionale della Campania. Le ipotesi di reato sarebbero di appoggio elettorale e finanziamenti in cambio della realizzazione dello svincolo autostradale di Villa di Briano lungo la strada statale “Nola-Villa Literno”. Un’opera che avrebbe agevolato un gruppo di imprenditori ritenuti vicini a Caputo, i quali lo avrebbero finanziato per almeno 100mila euro.

Secondo il Fatto, a mettere nei guai Caputo alcune intercettazioni nelle quali due emissari della fazione Iovine del clan dei Casalesi accennano a un patto politico: 100mila euro dai Magliulo per la campagna elettorale di Caputo alle regionali del 2010 in cambio di un intervento in Regione per assicurare i fondi per la realizzazione dello svincolo sulla statale Nola-Villa Literno.

Già lo scorso luglio, quando trapelò la notizia, Caputo prese le distanze dalla vicenda, dando anche immediato mandato ai proprio legali di difendere la propria verità e offrendosi di parlare con la magistratura quanto prima per chiarire la propria posizione.

Oggi che Il Fatto rispolvera quell’inchiesta, Caputo, tramite Facebook, ribadisce la sua indignazione. Ecco il testo: “Sembra uno scherzo! … e invece no!.. a volte ritornano! Rimbalza, infatti, una non-notizia (in allegato il mio post del 17/7/2015)… solo per schizzare fango! Dopo mesi un quotidiano (che, per quanto mi riguarda, di fatti ne racconta ben pochi), in prima pagina, ripropone la stessa questione risalente al 17 luglio 2015 legandola, per questioni ‘kilometriche’, al caso Quarto di grande attualità in questi giorni. Una questione per la quale ho già dato, lo scorso luglio, la disponibilità agli inquirenti a fornire ogni utile chiarimento ben consapevole della mia totale estraneità a quanto riportato. Ad oggi, ancorché io abbia dato disponibilità, non sono ancora stato chiamato”.

“Le vicende che qui e là la stampa ha riportato – scrive ancora Caputo – sono lontane da me, dalla mia storia e dalla mia vita. Mi chiedo a chi serve avvicinare con tali artificiosità questioni e persone? Davvero assurdo! Non vedo l’ora di chiarire questa paradossale vicenda … ed è per questo che, anche oggi, solleciterò di nuovo gli inquirenti per porre fine a questa assurda situazione!!! Non se ne puó più!!! Non ne posso più !!!”. 

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