‘Ndrangheta, sei nuovi arresti in operazione “AEmilia”

di Redazione

Cremona – Con un’operazione condotta in Emilia Romagna, Calabria e Veneto, i militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Cremona e del comando provinciale Carabinieri di Modena, hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare e ad un decreto di sequestro preventivo – emessi dal Gip del Tribunale di Bologna su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia – nei confronti di sei indagati (di cui cinque già in carcere perché vertici dell’organizzazione o a loro vicini) e di altrettante società di capitali.

I provvedimenti scaturiscono da un’articolata attività investigativa, coordinata dalla Dda di Bologna, sviluppata in prosecuzione dell’indagine “AEmilia” che aveva consentito di individuare e disarticolare una consorteria della ‘Ndrangheta operante in via autonoma in Emilia, evidenziandone – tra l’altro – il carattere della imprenditorialità e la capacità d’infiltrazione in vari settori dell’economia locale (come è noto, infatti, nel corso dello scorso anno l’operazione aveva portato all’arresto di 117 persone ed al sequestro di un patrimonio societario ed immobiliare per svariate decine di milioni di euro).

In particolare, l’operazione odierna segue i recenti approfondimenti investigativi nei confronti dei noti imprenditori di origine calabrese Giuseppe Giglio e dei fratelli Palmo e Giuseppe Vertinelli, già arrestati nel corso delle precedenti tranche della indagine ed attualmente imputati nel processo “AEmilia” quali esponenti del sodalizio ‘ndranghetistico emiliano.

Le indagini hanno consentito di accertare che gli indagati, sino alla primavera del 2015, hanno eluso le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione per salvaguardare i patrimoni di provenienza illecita di cui gli stessi sono titolari occulti, rendendosi responsabili del trasferimento fraudolento di beni mobili ed immobili, mezzi e quote societarie intestandole fittiziamente a prestanome, con l’aggravante di aver agito al fine di agevolare l’attività della associazione di stampo mafioso di appartenenza.

In tale contesto è emerso anche il ruolo di compiacenti professionisti, tra i quali il commercialista crotonese Clausi, già arrestato nel gennaio 2015 ed oggi nuovamente destinatario di provvedimento cautelare.

Tra i beni sequestrati, oltre che ad alcune società aventi sede nelle province di Crotone, Parma, Vicenza e Verona, figura un agriturismo del crotonese, del valore di diversi milioni di euro, gestito da Francesco Giglio, sottoposto nella giornata odierna alla misura degli arresti domiciliari, padre di Giuseppe Giglio, detto “Pino”, attualmente recluso in regime di 41 bis.

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