Elezioni Spagna: incertezza alle urne. Necessarie intese tra partiti

di Stefania Arpaia

Madrid – E’ caos in Spagna in seguito alle elezioni avvenute nella giornata di domenica, definite le più”incerte” dal 1977. Aperte le porte a un nuovo scenario di patti  e governi di coalizione tri o quadripartito.

Ad uscire vittorioso è Mariano Rajoy, il 60enne premier conservatore uscente, che ha promesso: “Cercherò di formare un governo stabile”. Tuttavia, non è possibile parlare di vittoria piena perchè il Partito Popolare pur rimanendo il primo partito spagnolo con 122 seggi e il 28,7% dei voti, ha perso oltre 60 seggi.

Il secondo partito è il Psoe di Pedro Sanchez,  con il 22,1% dei voti e 91 seggi. A seguire Podemos, con il 20,6% e 69 seggi; Ciudadanos di Albert Rivera, con il 13,9% dei consensi e 40 scranni; Izquierda Unida ottiene il 3,6% dei voti e 2 seggi; seguita dall’indipendentista Erc, che con il 2,3% conquista ben 9 scranni e Democracia i Libertat, con il 2,2% dei voti e 8 deputati.

Pp e Ciudadanos non raggiungono insieme la soglia di maggioranza; così come l’eventuale alleanza fra Podemos e o socialisti, che, pur con i seggi di IU, non arriva alla soglia dei 176 seggi. Gli uni come gli altri, dovranno ricorrere agli “altri partiti”, realizzando una serie di intese.

“È la chiusura di un ciclo elettorale di cambiamento aperto dalle europee del 2014, passato per l’abdicazione di Juan Carlos a favore del figlio Felipe VI, e consolidatosi con le elezioni amministrative di maggio, che hanno visto l’affermazione delle liste popolari di sinistra a Madrid, Barcellona, Valencia e Cadice”, ha detto il politologo Pablo Simon.

Rivera: “Oggi comincia la costruzione di un’alternativa”. Pedro Sanchez a Rajoy: “Tocca a lui tentare di formare il governo. Da oggi la storia del nostro paese cambia, questa notte segnerà un prima e un dopo”.

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