Federdistribuzione, gli addetti tornano a scioperare

di Antonio Arduino

Nuova protesta degli operatori della grande distribuzione che come a caduto lo scorso 8 novembre hanno presidiato gli ingressi dei supermercati cittadini, ormai numerosi anche ad Aversa, per chiarire ai compratori le ragioni di uno stato di agitazione della categoria.

L’iniziativa finalizzata ad ottenere la collaborazione dell’utenza è stata etichettata “fuori tutti” perché siano chiare le conseguenze dello stato di agitazione imposto dalla mancata sottoscrizione di un accordo per il rinnovo del contratto di lavoro che, come proposto dai datore di lavoro rappresentati da Federdistribuzione prevede un aumento non retribuito di ore lavorative – da 38 a 40 – e l’introduzione di un orario di lavoro notturno, da effettuare senza alcun compenso, che prevede la cancellazione degli aumenti legati agli scatti di anzianità e l’esclusione della 13esima e la 14esima dal calcolo del trattamento di fine rapporto. Producendo danno economico agli operatori sia nell’immediato, perché si vedrebbero ridotto lo stipendio mensile mediamente di 80 euro a fronte di un aumento dell’impegno lavorativo, sia nel futuro perché verrebbe ridotta in maniera considerevole la cosiddetta liquidazione al momento del pensionamento.

“E’ una richiesta inaccettabile che va contro le leggi che tutelano i diritti dei lavoratori, primo fra tutti quello di ricedere il giusto compenso per il lavoro effettuato”, afferma Gennaro Di Micco, segretario generale della Cisl-Fisalc di Caserta.

“In un momento di difficoltà economica qual è quello che stiamo attraversando proporre una diminuzione degli stipendi è assurdo. I contratti di lavoro si rinnovano per andare al ribasso ma per migliorarli” ricorda. “Naturalmente – aggiunge – se l’azienda ha necessità di una maggiore flessibilità in termini di organizzazione del lavoro noi siamo disponibili a ragionare per trovare un accordo”. “Ma – conclude Di Micco – non può passare il messaggio che ancora oggi, in un momento di gravi difficoltà economiche, il lavoratore debba essere la catena debole del sistema. Non si può speculare sulla pelle della gente”.

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