Papa Francesco a Bangui. Su papamobile anche Imam musulmano

di Stefania Arpaia

Bangui – Papa Francesco, a bordo della papamobile, in compagnia dell’Imam della moschea locale ha attraversato le strade di Bangui, capitale della Repubblica centrafricana, accolto da oltre 30mila fedeli.

“E’ bene, soprattutto quando i tempi sono difficili, quando le prove e le sofferenze non mancano, quando l’avvenire è incerto e ci si sente stanchi, temendo di non potercela fare, è bene riunirsi attorno al Signore, come facciamo oggi, per gioire della sua presenza, della vita nuova e della salvezza che ci propone, come un’altra riva verso la quale dobbiamo tendere”, ha detto il pontefice durante l’omelia della messa tenuta nello stadio del complesso sportivo “Barthélémy Boganda”.

“Quest’altra riva è, certamente, la vita eterna, il Cielo dove noi siamo attesi. Questo sguardo rivolto verso il mondo futuro ha sempre sostenuto il coraggio dei cristiani, dei più poveri, dei più piccoli, nel loro pellegrinaggio terreno. Questa vita eterna non è un’illusione, non è una fuga dal mondo; essa è una potente realtà che ci chiama e che ci impegna alla perseveranza nella fede e nell’amore”.

“Non siamo ancora arrivati alla meta, siamo come in mezzo al fiume, e dobbiamo decidere con coraggio, in un rinnovato impegno missionario, di passare all’altra riva – ha aggiunto – Ogni battezzato deve continuamente rompere con quello che c’è ancora in lui dell’uomo vecchio, dell’uomo peccatore, sempre pronto a risvegliarsi al richiamo del demonio e quanto agisce nel nostro mondo e in questi tempi di conflitti, di odio e di guerra, per condurlo all’egoismo, a ripiegarsi su sé stesso e alla diffidenza, alla violenza e all’istinto di distruzione, alla vendetta, all’abbandono e allo sfruttamento dei più deboli”.

“Voglio rendere grazie con voi al Signore di misericordia – ha proseguito – per tutto quello che vi ha concesso di compiere di bello, di generoso, di coraggioso, nelle vostre famiglie e nelle vostre comunità, durante gli eventi accaduti nel vostro Paese da molti anni”.

“Voi, cari Centrafricani, dovete soprattutto guardare verso il futuro e, forti del cammino già percorso, decidere risolutamente di compiere una nuova tappa nella storia cristiana del vostro Paese, di lanciarvi verso nuovi orizzonti, di andare più al largo, in acque profonde”. 

Prima della santa Messa la visita alla moschea della città: “La mia visita pastorale nella Repubblica Centrafricana non sarebbe completa se non comprendesse anche questo incontro con la comunità musulmana. Tra cristiani e musulmani siamo fratelli. Dobbiamo dunque considerarci come tali, comportarci come tali”, ha detto Papa Francesco sottolineando l’importanza della fratellanza da due religioni che, seppur diverse, hanno lo stesso Dio in comune.

“Sappiamo bene che gli ultimi avvenimenti e le violenze che hanno scosso il vostro Paese non erano fondati su motivi propriamente religiosi. Chi dice di credere in Dio dev’essere anche un uomo o una donna di pace. Cristiani, musulmani e membri delle religioni tradizionali hanno vissuto pacificamente insieme per molti anni”.

“Dobbiamo dunque rimanere uniti – ha concluso – perché cessi ogni azione che, da una parte e dall’altra, sfigura il Volto di Dio e ha in fondo lo scopo di difendere con ogni mezzo interessi particolari, a scapito del bene comune. Insieme, diciamo no all’odio, alla vendetta, alla violenza, in particolare a quella che è perpetrata in nome di una religione o di Dio. Dio è pace, salam”. 

Papa Francesco ha voluto realizzare questo viaggio in Africa con l’obiettivo di diffondere un messaggio di solidarietà e pace, per riportare alta la fede nella religione in un momento di crisi come quello attuale. Un messaggio corale per dire “no” alla violenza e al terrorismo. Domenica sera la visita imprevista all’ospedale per salutare i bambini malati. Previsto in serata il ritorno a Roma.

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