Omicidio Ancona, il ragazzo confessa. La fidanzata: “Non doveva finire così”

di Gabriella Ronza

Ancona – Si trova in coma irreversibile, nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Torrette ad Ancona, Fabio Giacconi, il sottufficiale dell’Aeronautica ferito da quattro colpi di pistola dal diciottenne fidanzato della figlia, Antonio Tagliata, in stato di fermo con la ragazza di 16 anni.

Il ragazzo ha confessato l’omicidio della madre della giovane, Roberta Pierini, e il ferimento del padre. L’udienza di convalida del fermo dovrebbe tenersi domani.

Per domani è anche fissata l’autopsia sul cadavere della mamma 49enne, che non dovrebbe apportare novità: la donna è stata colpita due volte (il corpo mortale l’ha centrata alla testa) con la pistola calibro 9×21, che gli inquirenti hanno ritrovato il giorno dopo l’omicidio, abbandonata dai due fidanzatini in un cassonetto di via Buonarroti, durante la fuga precipitosa fino alla stazione di Falconara Marittima.

I pm, Andrea Laurino per Tagliata, e Anna Weger della procura dei minori per la sedicenne, continuano intanto a raccogliere le testimonianze di vicini e familiari. Il movente del delitto, confermato dagli interrogatori, è la contrarietà dei Giacconi alla storia d’amore dei due ragazzi.

Il padre, infatti, avrebbe definito Antonio “un bulletto” che non era riuscito a completare neanche la scuola dell’obbligo, avendo una storia familiare difficile alle spalle, e per questo non adatto a frequentare la figlia. Per ore irreperibili, i due giovani sono stati poi bloccati in serata alla stazione di Falconara Marittima e portati alla caserma dei carabinieri di Ancona. Tagliata è stato fermato subito per omicidio, tentato omicidio e porto abusivo d’arma. La misura è scattata anche per la minorenne, accusata di aver partecipato in concorso con il fidanzato, nella notte, al termine di un interrogatorio concluso alle quattro e trenta.

“Mio figlio non è un mostro, come avete scritto sui giornali, è un bravo ragazzo, il gigante buono lo chiamano, e lei l’ha plagiato, gli ha aperto la porta di casa e in pratica gli ha messo la pistola in mano. Poi gli ha urlato: basta, spara, ammazzali”, ha detto in un’intervista su Repubblica, Carlo Tagliata, il padre di Antonio. “All’inizio andava tutto bene. – ha raccontato – La ragazza è stata qui da noi per un periodo, la portava la mamma. Mio figlio andava da lei, non c’erano problemi”. Poi le cose sono cambiate, la madre ha riportato la figlia a casa e lì la ragazzina viveva “segregata. Non volevano che vedesse Antonio. Lei ha tentato di ammazzarsi due volte, ha i segni ai polsi. Mio figlio si stava buttando dalla finestra, era depresso”.

Secondo la versione di Carlo Tagliata, la sedicenne sarebbe anche andata “a denunciare il papà e la mamma: in quella casa c’erano regole dure, sono militari. Non la facevano uscire”. La ragazzina agli inquirenti ha invece esposto tutt’altra versione: “Eravamo andati dai miei per un chiarimento. Quando Antonio ha sparato sono rimasta impietrita: non doveva finire così. Dopo ho seguito Antonio perché avevo paura. Ma io la pistola non l’ho toccata”.

La dichiarazione arriva dopo la confessione del compagno: “Non volevo uccidere, volevo solo un chiarimento con i genitori della mia ragazza: ma il padre ha avuto un atteggiamento aggressivo, mi è venuto addosso, e io ho sparato. Non ricordo nient’altro”. La ragazzina è scoppiata in lacrime davanti al magistrato: “Come sta papà? e adesso dove portano Antonio?”.

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