Bologna, Alfano firma espulsione di 4 marocchini: inneggiavano alla Jihad

di Stefania Arpaia

Bologna – Le prime espulsioni in Italia, dopo i fatti di Parigi, sono partite da Bologna e riguardano 4 uomini di origine marocchina indagati in un’inchiesta sul terrorismo islamico.

La Digos di Bologna, su indicazione del Viminale, sta eseguendo il provvedimento di espulsione di quattro cittadini marocchini residenti da anni nel bolognese. Gli stranieri sono coinvolti in una indagine avviata nel 2010 che ipotizza il reato previsto dall’articolo 270 quinquies del codice penale: “addestramento o istruzioni sull’uso di esplosivi o armi da fuoco, sostanze chimiche e batteriologiche con finalità terroristiche”. L’indagine voluta dal pm Enrico Cieri coinvolge 10 persone.

La Digos, su indicazione del Viminale e con il nulla osta della Procura, lunedì mattina ha fatto un blitz nelle abitazioni degli interessati e ha eseguito le espulsioni. I quattro erano già stati perquisiti e nei loro appartamenti erano stati trovati materiali cartacei e video che inneggiavano alla jihad, utili per l’addestramento dei combattenti e per il reclutamento dei volontari da inviare in Siria. File che facevano girare nei loro circuiti interni.

Entro mezzanotte è previsto il rimpatrio in Marocco. Gli uomini verranno segnalati alle autorità marocchine.

Alfano in una nota ha fatto sapere che: “I marocchini erano indagati per associazione con finalità di terrorismo, anche internazionale. Ho firmato questo decreto per motivi di sicurezza dello Stato. Si tratta infatti di quattro soggetti che, a vario titolo, hanno aderito e si impegnavano per la diffusione dell’estremismo violento”.

“Uno – prosegue la comunicazione – era l’informatico del gruppo, che diramava on line pratiche religiose e proclami ideologici di orientamento jihadista, canti celebrativi di atti di martirio, manuali sulle tecniche di combattimento e per la realizzazione di attentati. Un altro navigava sul web alla ricerca di contenuti inneggianti all’odio verso l’Occidente e celebrativi della violenza quale strumento di affermazione dell’Islam”.

“Un altro ancora manifestava la sua adesione all’ideologia più radicale concorrendo alla diffusione di contenuti funzionali alla formazione operativa degli altri sodali. E infine l’ultimo era strettamente legato al primo, l’informatico, con il quale condivideva la visione estremista dell’Islam”.

“Questi risultati dimostrano che i nostri sistemi di sicurezza funzionano e che, attraverso la prevenzione, puntiamo ad abbassare l’incidenza del rischio, pur non potendo arrivare a livello zero. Ma il lavoro dei nostri uomini, della magistratura, di tutte le forze impegnate in questo contrasto senza precedenti, deve garantire ai cittadini che ogni cosa possibile per abbassare il livello del rischio sarà fatta e che noi non ci accontentiamo mai dei risultati raggiunti”, ha concluso il ministro dell’Interno.

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