Napoli, Sepe: “Basta con la violenza”

di Redazione

Napoli – La Chiesa di Napoli chiama tutti a raccolta: basta con la violenza, è il momento di rialzare la testa. Nel Duomo il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo della città, ha concelebrato una messa contro ogni forma di violenza e ha invitato a pregare “per tutte le vittime innocenti”.

Con lui, sull’altare, i parroci di frontiera, quelli delle chiese nei quartieri a rischio, sono i preti di Barra, Forcella, Ponticelli, Quartieri Spagnoli, Rione Sanità, San Giovanni a Teduccio, Scampia, Secondigliano. La Chiesa chiama in piazza, il prossimo 5 dicembre, per chiedere a gran voce di rifiutare, rinnegare qualsiasi forma di violenza.

In un documento i parroci di questi quartieri hanno raccolto i frutti di due mesi di incontri con i territori. “Noi preti, che viviamo insieme con il nostro popolo nelle zone più in difficoltà di Napoli – scrivono – dopo l’efferato omicidio del diciassettenne Genny Cesarano, avvenuto lo scorso 6 settembre, siamo stanchi di vedere sangue scorrere nelle nostre strade. Abbiamo deciso di accompagnare il nostro popolo nella richiesta di giustizia e di normalità per i nostri martoriati quartieri”.

“Basta”, dice il presule. “Non possiamo continuare ad assistere in silenzio a questo dramma – afferma – Vogliamo gridare, nel nome di Cristo, la nostra disapprovazione per questi crimini, la nostra vicinanza ai parenti, e nello stesso tempo richiamare tutti a uno sforzo maggiore affinché finalmente abbia termine la strage degli innocenti che non fa bene all’immagine della nostra città”.

Sepe parla di “strade lastricate di sangue innocente”. “Lo sono le nostre vite – dice – le nostre piazze”. “È un dramma che ci coinvolge, indipendentemente dalla conoscenza o meno di queste creature, di questa gente – sottolinea – Ci coinvolge come società”.

Il cardinale esprime la vicinanza della chiesa a tutti coloro che “sono stati colpiti nei loro affetti per la perdita di persone care innocenti”. Che siano vittime innocenti di “camorra, incidenti sul lavoro, della strada, della delinquenza”. Perché c’è un filo rosso che unisce queste vittime: “La violenza”. E sono “purtroppo ancora tantissime le morti innocenti”. “Una guerra che si combatte ogni giorno, una strage – aggiunge – e troppo spesso dietro queste vite spezzate, c’è la scelleratezza dell’uomo, l’istinto violento, la volontà a delinquere, il delirio di grandezza, di forza, la sete di sangue e morte”. “Il nostro popolo – conclude – vuole vivere nella legalità”.

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