Casapesenna, Street Art nel bene confiscato alla camorra

di Redazione

Casapesenna (Caserta) – Ci sono mura che separano e mura che accolgono. Mura che nascondono e mura che disvelano. Poi, c’è l’arte, che ha il potere di trasformare un ostacolo in un’occasione, una chiusura in una rinascita. Il 30 ottobre, alle 10, al Centro per l’Arte e la cultura di Casapesenna, in provincia di Caserta, bene confiscato a Luigi Venosa, affiliato al clan dei casalesi, ospiterà un evento straordinario che soddisfa, insieme, la sete di bellezza e di legalità: l’ultimazione di un’opera murale di grande formato realizzata, per la prima volta in Italia, a quattro mani da due artisti tra i più creativi e visionari della street art, forma di espressione figlia della quotidianità e del vissuto contemporaneo: Gio Pistone e Alberonero, giunti a Caserta grazie a Jessica Stewart, art manager e curatrice di eventi di arte urbana.

Metafora della trasformazione – In perfetta armonia, lo stile coloristico e astratto geometrico di Alberonero si fonderà con le figure fantastiche di Gio Pistone: le mura grigie che circondano la villa del boss, oggi amministrato dal consorzio Agrorinasce, cambieranno forma e destinazione, restituendo al luogo una nuova identità, che ben si adatta a un Centro per l’arte e la cultura, diventando fonte di ispirazione per i bambini, i giovani e gli adulti che lo frequenteranno. Spettatori-attori dell’evento, che supererà la dimensione contemplativa e si tramuterà in esperienza collettiva, saranno, tra gli altri, gli studenti dell’istituto comprensivo di Casapesenna, retto dal dirigente scolastico Angelina Iaiunese.

“Alberonero e Gio Pistone – rivela il critico e storico dell’arte Luca Palermo –, uniranno i loro stili, quasi agli antipodi, per il raggiungimento di un obiettivo comune: attribuire allo spazio significati inediti e sorprendenti. Un baco dall’aspetto aggressivo si schiuderà per liberare una meravigliosa farfalla, che volerà verso cubi colorati (foto-cortesia di Francesco Rinaldi): dall’oscurità alla luce, dal degrado alla bellezza. Il lavoro, pensato per quel contesto, diventerà un simbolo di rinascita; un invito a non arrendersi difronte le avversità, ad andare avanti superando difficoltà che possono apparire insormontabili. Come la farfalla si lascia alle spalle la prigionia del baco per volare verso un mondo di colori, così il popolo di Casapesenna e dell’Agroaversano deve allontnarsi dalle brutture e dagli scempi della criminalità per creare, insieme e unito, un futuro nuovo e colpo di speranza”.

Mostra “Ars Felix” – Il Centro per l’Arte e la cultura di Casapesenna, inaugurato lo scorso 24 ottobre, è sede della mostra d’arte contemporanea “Ars Felix. Gli anni Settanta all’ombra della Reggia”, curata da Luca Palermo e promossa dalla Seconda università di Napoli e da Agrorinasce, con il patrocinio del Comune di Casapesenna e in collaborazione con le associazioni “Terra nuova” e “Terra blu”, con il centro culturale “Il Pilastro” e con la fondazione “Polis”. Fino al 24 gennaio 2016, i visitatori potranno ammirare opere di Aldo Ribattezzato, Alessandro Del Gaudio, Andrea Sparaco, Antonello Tagliafierro, Antonio De Core, Attilio Del Giudice, Bruno Donzelli, Carlo Riccio, Crescenzo Del Vecchio, Gabriele Marino, Gianni De Tora, Giovanni Tariello, Livio Marino Atellano, Lorenzo Riviello, Luigi Castellano, Mafonso, Mario Persico, Mimmo Paladino, Paolo Ventriglia, Peppe Ferraro, Raffaele Bova, Renato Barisani, Riccardo Dalisi, Rino Telaro e di Salvatore Di Vilio.

CONTENUTI EXTRA

Alberonero

Alberonero vive a Lodi. Laureato presso il Politecnico di Milano nel corso di Interior Design. Alberonero lavora con forme minimali, essenziali e sintetiche riducendo gli elementi del linguaggio visivo ai minimi termini. I suoi lavori non risultano mai freddi, trasmettono grande vitalità e poeticità nella loro intrinseca leggerezza. Alberonero crea una sua personale visione della realtà, studiando l’interazione dei colori e le loro relazioni con ciò che ci circonda. Lavora esaltando il bidimensionale, legando la formazione in strada a una lettura architettonica, ponendo il colore come punto centrale della propria indagine. L’analisi del contesto si muove verso una rilettura dello spazio in chiave di colore definendone una nuova possibile estetica, lo studio di quelle emozioni che generano i colori all’interno di uno scenario urbano e non.

Gio Pistone

Gio Pistone è nata a Roma. Si è lanciata fin da subito nella pittura murale della sua camera e di quelle dell’ufficio materno, denotando una vena megalomane sin dagli albori. La scelta dei soggetti, spesso figure di fantasia tendenti al mostruoso, caratterizzati da colori molto forti, nasce anch’essa prestissimo a seguito di incubi notturni. Disegnarli il mattino seguente fu un idea della madre allora studentessa di psicologia, e presto gli incubi si sono trasformati in vere e proprie visioni da cui ancora attinge. Ha lavorato nella scenografia a teatro dove ha continuato ad approfondire i suoi sogni e il suo innato amore per il grande, in seguito ha lavorato e viaggiato con “La sindrome del topo” un gruppo di creatori di strutture di gioco e sogno, con cui si occupava di disegnare, costruire e progettare giostre e labirinti. Ha cominciato a lavorare in strada nel ’98 attaccando in giro per Roma i suoi disegni fotocopiati. Ha collaborato con io-Donna, Corriere della Sera, la Repubblica, l’Unità, Liberazione, Drome, Dopress Cina e poi per aziende come Eni, l’azienda Glass, Nike. Ha partecipato a mostre in tutta Europa; in particolare, al “Madre” di Napoli, all’Auditorium di Roma, al museo Macro di Roma e partecipato a eventi di street art, quali Scala Mercalli, Pop up, Subsidenze, Visione Periferica, Alterazioni, MURo. 

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