Rapporto antiterrorismo, Alfano: “Distinguere chi prega da chi spara”

di Stefania Arpaia

Roma – E’ nel giorno dell’anniversario dell’attentato alle torri gemelle che il ministro dell’Interno ha deciso di diffondere i dati raccolti nel piano antiterrorismo attivo in Italia.

Una data simbolica quella dell’11 settembre scelta per mostrare come si stia ancora combattendo il terrorismo, ottenendo buoni risultati nel nostro Paese.  “Il lavoro di prevenzione ha fin qui funzionato e per l’Italia l’11 settembre rimane di democrazia e libertà”, ha detto Angelino Alfano.

“Oggi ricordiamo l’anniversario di una giornata di paura ma anche di speranza e di un attacco tragico ai fondamenti della nostra democrazia. Un giorno nel quale è stato messo a rischio un bene essenziale della vita dell’uomo d’oggi: la libertà anche dalla paura. – ha dichiarato – Un grazie va agli uomini delle forze di polizia e dell’intelligence e quanti in questi anni si sono battuti respingendo l’attacco di organizzazioni pericolosissime che minano la nostra convivenza”.

“Il nostro Paese seguirà sempre la strada del distinguere tra chi prega e, invece, chi spara”, ha aggiunto.

Secondo il rapporto presentato sono state 45 le espulsioni di stranieri ritenuti un pericolo e legati al terrorismo islamico solo nel 2015. In totale, a partire dal 2002 invece, sono 228 le persone allontanate dall’Italia.

Da annoverare anche i 299 arresti di presunti terroristi realizzati dall’11 settembre 2001 ad oggi, 35 dei quali avvenuti solo nel corso di quest’anno. Per quanto riguarda, invece, i “fomentatori dell’odio”, Alfano ha voluto ricordare i 19 imam espulsi. Ottantuno i foreign fighters italiani, i combattenti di nazionalità italiana o stranieri che hanno avuto a che fare con l’Italia, che si sono recati nelle zone di guerra in Siria o in Iraq per unirsi allo Stato Islamico. 

In più, secondo quanto riferito da Alfano, sono 105 le motonavi e 12mila le persone controllate; 1.152 i veicoli perquisiti; 399 le perquisizioni domiciliari e 135 le persone indagate in stato di libertà.

“L’Italia – ha concluso il ministro – è in prima linea, ha avuto la forza e la capacità di organizzare un sistema di prevenzione che fin qui ha dato suoi effetti e che si è tradotto in azioni legislative e di intelligence”.

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